Regia di Alessandro D'Alatri vedi scheda film
Provincia veneta, durante il fascismo. Un simpatico (e bruttarello) americano cerca moglie e Vittorio, che lavora per un'agenzia matrimoniale, si occupa del caso; Zaira sembra perfetta, ma finisce a letto proprio con Vittorio. Nel frattempo lo straniero si rivela meno innocente di quanto sembrasse.
Americano rosso è il debutto cinematografico di Alessandro D'Alatri, in adolescenza attore (era anche ne Il giardino dei Finzi Contini di De Sica, 1970, e ne I fratelli Karamazov che Sandro Bolchi diresse per la Rai nel 1969) e di seguito regista di spot tv. Tratto da un romanzo di Gino Pugnetti con una sceneggiatura di Enzo Monteleone, è un film leggero leggero, ambientato in epoca fascista e ciononostante del tutto avulso da commenti o giudizi sociopolitici (casomai più colmo di nostalgia che di denuncia); buono l'intreccio della storia (personaggi sufficientemente descritti, ritmo godibile), apprezzabili le scelte di casting, forse quello che meno funziona del lavoro è proprio la scarsa consistenza degli argomenti. Fabrizio Bentivoglio è reduce dai primi successi con Salvatores (Turnè, Marrakech express), mentre la fama dell'americano Burt Young, il fratello di Adriana in Rocky e presente in tutti i film della saga di e con Sylvester Stallone, è fuori discussione; accanto a questa buona coppia di protagonisti, però, i nomi di contorno sono piuttosto traballanti: a parte il già ben noto Massimo Ghini, troviamo infatti le giovani e acerbe Sabrina Ferilli e Valeria Milillo. D'Alatri tornerà sul grande schermo tre anni dopo con Senza pelle (1994). 3,5/10.
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