Regia di George Roy Hill vedi scheda film
Nel presente: un’opulenta mediocrità borghese, interrotta bruscamente da un incidente aereo. Nel passato: la prigionia sotto i tedeschi nel 1944-45, culminata con il bombardamento di Dresda. Da qualche altra parte: il pianeta Tralfamadore, dove fuggire dalle brutture del mondo insieme alla polposa Valerie Perrine. I passaggi dall’uno all’altro piano sono quasi sempre accompagnati da stacchi di montaggio che sottolineano analogie situazionali. Malgrado le diversità, il film ha lo stesso difetto di altri due classici antibellicisti dei primi anni ’70, E Johnny prese il fucile di Trumbo e Comma 22 di Nichols: a furia di sublimare la tragedia (senza tuttavia ignorarla: le scene nella città ridotta a un cumulo di macerie sono impressionanti) e di cercare evasioni nel surreale, perde forza. Si tratta in sostanza di due storie staccate, che non riescono a legarsi nonostante si tenti di farle sembrare due facce di una stessa medaglia (per es. l’incontro con lo storiografo nella stanza d’ospedale e l’arruolamento volontario del figlio per il Vietnam dovrebbero mostrare l’ottusa continuità della politica americana, ma appaiono banali forzature): la denuncia degli orrori prodotti dalla ragione di stato arriva a segno, ma le sue modalità lasciano perplessi.
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