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Una mano nell'ombra

Regia di Hugo Fregonese vedi scheda film

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La recensione su Una mano nell'ombra

di maurizio73
6 stelle

Una serie di efferati omicidi,opera di un misterioso serial killer soprannominato  Jack lo squartatore, sconvolgono il quartiere londinese di Whitechapel, mettendo in allarme tanto le giovani donne vittime designate quanto Schotland Yard incaricata di proteggerle. Uno schivo e riservato patologo, pensionante di una casa privata,inizia a destare sospetti presso la famiglia che lo ospita pur mostrando un interesse,ricambiato, per la giovane e bella attrice, nipote dei proprietari, che gli ricorda l'ambigua e controversa figura materna. Finale movimentato per le strade di una Londra notturna e brulicante di poliziotti armati solo di fischietto e manganello.
Fulminante noir del regista argentino Hugo Fregonese che se da un lato cerca di riprodurre le atmosfere uggiose e tetre del modello hitchockiano di riferimento ( Il pensionante - Una storia della nebbia di Londra,1926) dall'altro ne attualizza gli aspetti di sottile e perfida ironia nel tratteggiare una società vittoriana impregnata di umori sessuofobici privati  e latenti perversioni pubbliche.
Se è vero che la struttura del racconto di per sè pare svelare sin da subito l'identità e le motivazioni freudiane del suo lombrosiano protagonista (un giovane e aitante Jack Palance con bombetta e mantellina), gli aspetti più interessanti del plot narrativo risiedono in una dialettica della tensione che oscilla continuamente tra l'ostinata adesione al razionalismo del modello positivista (bruciare una borsa nera è segno di colpevolezza o giudizioso buon senso in un'epoca di caccia alle streghe?) e le smaccate ragioni di una conclamata misoginia. Interessante commistione tra noir all'americana e gotico inglese (parlare di espressionismo pare fuori luogo) con i deliziosi in­serti del musical 'off broadway' in trasferta britannica, non brilla nè per attendibilità storica nè tanto meno per credibilità psicologica pur instillando il fascino perverso di una insana crudeltà mai mostrata direttamente, al più suggerita dalle smorfie di atterriti bobbies sempre in ritardo sul luogo del delitto o della divertita messa alla berlina di uno humor nero tipicamente british (uno 'spassoso' museo dei serial killer con strumenti di tortura e foto delle vittime). La ingenuità della messa in scena e la schematica prevedibilità del montaggio sono tuttavia compensate dall'ottima direzione degli attori e dalla convincente presenza scenica di buoni caratteristi tra cui, oltre al già citato Palance, spiccano il volto ridanciano e serafico di Rhys Williams e la civettuola avvennenza della graziosa Constance Smith. Il pensionante...trent'anni dopo.

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