Regia di Karen Arthur vedi scheda film
Questo film ha avuto una presa quasi ipnotica su di me ed è la cosa che mi ha colpito di più insieme a quel rapporto un po' strano che lega due sorelle che solo in apparenza sembrano così diverse, ma è solo un'impressione perchè il divenire del racconto lo smentirà progressivamente fino a farci comprendere bene che sono invece entrambe mentalmente disturbate e che quella che sembra più normale non è poi molto più “sana” di quella che dà segni evidenti di pazzia.
Insomma, il film ci racconta due differenti forme di schizofrenia in maniera quasi certosina. La regista infatti si è ben documentata. non solo ricorrendo alla consulenza di psicologi e studiosi del settore, ma anche e soprattutto facendosi internare per tre settimane in un ospedale psichiatrico.
Tema dunque abbastanza insolito quello della follia (almeno per come viene trattato in questa singolare pellicola. La storia intreccia infatti ambiguamente l'amore che lega queste due sorelle: Ellen e Cissy: astronauta l'una (quella che in apparenza sembra più nornale; artista l'altra, ossessionata dalle scimmie e dalle memorie dell'Africa dove la famiglia aveva vissuto per molti anni.
Ellen è divisa fra la devozione alla sorella, la sua ambiguità sessuale e la relazione che ha con David col quale divide loo spazio ristretto dell’osservatore solare in cui lavora.
Ma l’esistenza segregata, ossessiva delle due sorelle, a poco a poco si altera fino a trasformarsi in dramma: Cissy sospinta dalla sua follia verso un delirio omicida, rinchiude tutti quelli che decide di ammazzare dentro la grande gabbia dove il padre teneva chiusi i suoi primati e…
Per non svelare troppo posso solo aggiungere (perché in effetti il film è anche un horror abbastanza anomalo) che sia la casa paterna con le sue preziose collezioni di oggetti d’arte africana che l’Osservatorio di Griffith Park finiranno per fare da cornice alla catarsi finale.
La regista ha saputo creare una strana atmosfera incandescente (per alcuni versi anche fortemente erotica) rendendo la storia delle due ragazze una specie di metafora (particolarmente felice) dei disagi anche esistenziali della nostra epoca. Riesce insomma e senza troppo inutili spiegazioni, a conferire alla pellicola uno spessore di ambiguità grazie anche alla’intrigante colonna sonora ricca di motivi africaneggianti di Roger Kellaway.
Ottimi anche tutti gli attori (in particolare Lee Grant e Carol Kane).
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