Regia di Giancarlo Romitelli vedi scheda film
Penalizzato da una sceneggiatura alquanto approssimativa e risaputa (furto di un traffico di armi, con elementi da revenge movie e incarcerazione di un innocente accusato di delitti che non ha compiuto che poi evade a risolvere il caso), è un piccolo western che gioca su mix di azione e violenza (ci sono addirittura due stupri ai danni di Anne Puskin). Savino, piuttosto ispirato, lo mette in scena con largo ricorso a campi lunghissimi e campi lunghi per sfruttare le buone location esterne. Richard Harrison è un buon protagonista, nei panni del bounty killer King, e se la deve vedere con larga schiera di caratteristi (Fineschi, Pigozzi, Boido) fino a scoprire l'identità di chi manovra il tutto dietro le quinte: Klaus Kinski e Vassili Karis, nei panni di sceriffo e vice sceriffo. Epilogo leoniano con duello tra il buono e il cattivo.
Ritmo altalenante, con Savino che dilata oltremisura alcune scene con le inquadrature ambientali. Bella scena di impiccagione di un bandito, prima ferito con un forcone.
Pur se non eccelso, è comunque un western non ancora intaccato dalla deriva comicarola. Da notare la colonna sonora My Name is King, sulle note di Bacalov, ripresa da Quentin Tarantino per Django Unchained.
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