Regia di Giancarlo Romitelli vedi scheda film
Uno spaghetti western dozzinale, per quanto non malfatto o improbabile nella costruzione della storia, ma comunque frutto di un ennesimo rimaneggiamento di materiali già visti. Tanto che il colpo di scena centrale, cioè lo svelamento del capo della gang di trafficanti di armi, è abbastanza preventivabile. Se la sceneggiatura firmata da Renato Savino non è quindi granchè di interessante, anche nel cast i nomi di valore scarseggiano, se si prescinde dal protagonista Klaus Kinski. Vassili Karis e Richard Harrison sono gli interpreti di maggiore fama e anche Giancarlo Romitelli non è certo nome capace di particolari garanzie; il regista lavorò fra i Sessanta e i primi Settanta soprattutto come assistente (in peplum, in particolare), senza conseguire mai risultati di dignitoso livello. Non che Lo chiamavano King, ripetendo il concetto di base, sia girato malaccio: ma è chiaro fin da subito che i mezzi a disposizione sono limitati e l'unico intento dell'opera è di inserirsi nel filone dei western all'italiana con risultati 'alimentari'. Dopo Lo chiamavano Trinità (1970) e il suo grande successo, nel giro di pochi mesi uscirono una valanga di 'lo chiamavano': ci furono infatti, fra gli altri, anche Verità, Così sia, Tressette, Camposanto... Mezzo voto in più per la riconoscibilissima (e quindi di qualità) colonna sonora di Luis Bacalov; Romitelli usa lo pseudonimo Don Reynolds. 3/10.
Il pistolero King aiuta lo sceriffo a sventare il traffico di armi sul confine messicano; in realtà King ha motivazioni personalissime nel prestare tale servizio, ma ignora chi si nasconde dietro ai movimenti illeciti.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta