Regia di Antonio Avati vedi scheda film
Film di montaggio che recupera alcune scene clou dei vecchi film 'di Maciste', i peplum che spopolavano sul grande schermo fra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta; le varie sequenze sono commentate con ironia da una voce fuori campo.
Antonio Avati, fratello minore di Pupi, è da sempre stato confinato in ruoli di produzione, in particolare proprio per il più celebre fratello; nel 1977 firma la sua prima e unica 'regia', che pure di registico ha ben poco - e infatti Avati jr. viene accreditato come 'realizzatore' della pellicola. Si tratta di un lavoro di montaggio che ricorda da vicino l'analogo progetto tentato da Roberto Faenza per Forza Italia!, in quello stesso anno; come Faenza si prendeva gioco della politica nostrana, Avati e i suoi collaboratori rileggono in chiave ironica il cinema popolare italiano che fu, pescando da pellicole mitologiche innanzitutto, ma anche da western, cappa & spada e commedie con Totò. Enrico Lucherini, il più grande press agent della storia del nostro cinema, è la mente da cui Kolossal - I magnifici Macisti è scaturito; Maurizio Costanzo l'autore del commento e anche la voce fuori campo che lo legge (voce già tanto nota che si presenta, a inizio film, per nome e cognome). Il contenuto dell'opera lascia un bel po' a desiderare, comunque: gli spezzoni si succedono senza soluzione di continuità e la differente qualità, oltre che provenienza, dei materiali eterogenei traspare chiaramente; la sagacia di Costanzo di tanto in tanto emerge, ma l'unica cosa degna realmente di nota è l'effetto nostalgia che suscitano i volti che compaiono sullo schermo. Ci sono un'infinità di attori celebri: da Chelo Alonso al citato Totò, da Clara Calamai a Cameron Mitchell, da Magali Noel a Ernesto Calindri, da Liana Orfei a Massimo Girotti, da Anita Ekberg ad Amedeo Nazzari, da Eleonora Rossi Drago a Nino Taranto, da Daniela Rocca a Gordon Scott, da Virna Lisi a Giuliano Gemma, da Sylva Koscina a Steve Reeves, da Milly Vitale a Francisco Rabal, da Gianna Maria Canale a Mark Damon... la lista è semplicemente fuori misura per essere anche solamente tentata. Memorabili i seni nudi di alcune comparse in una scena tagliata da un 'sandalone': erano fotogrammi destinati a un'edizione estera, mai apparsi prima in Italia. In definitiva, un bizzarro esperimento metacinematografico che difficilmente può essere compreso a distanza di tempo dalla sua creazione. 3,5/10.
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