Regia di Osvaldo Civirani vedi scheda film
La profezia parla chiaro: il neonato la cui culla sarà colpita da un fulmine, crescerà invulnerabile. Kindar, figlio del sultano, sembra essere il prescelto: dopo essere scampato al profetico fulmine, il bambino diviene sostanzialmente immortale. Ma il predone Seymuth è in agguato e rapisce Kindar. Una volta adulto, quest'ultimo impegna tutte le sue forze per conquistare il regno del suo vero padre, senza però sapere di stare combattendo contro di lui.
Non è – come presumibile – un capolavoro, ma non è neppure uno tra i migliori esponenti del filone peplum, questo Kindar l'invulnerabile: affidato alla regia di un mestierante alle prime armi (Osvaldo Civirani, già fotografo di scena), il film scorre via senza tanti intoppi per un'ora e mezza tra eroi muscolosi, regni da conquistare, trame losche dei cattivi e trionfo inevitabile dei buoni. Immancabile la bellezza femminile, qui rappresentata da Dea Flowers e Rosalba Neri, mentre il fisico prestante del protagonista Mark Forest giunge al capolinea artistico proprio con questa pellicola: sarà la sua ultima prova da interprete dopo una infinita serie di Maciste e affini. Anche Mimmo Palmara se la cava egregiamente dal punto di vista anatomico, esattamente come Howard Ross; in una parte più marginale c'è poi Giulio Tomasini. La sceneggiatura di Roberto Gianviti e Alessandro Ferraù non va certo per il sottile e, vista con gli occhi di uno spettatore odierno, colpisce in modo particolare la sequenza in cui il padre di Kindar, per controllare se il neonato è invulnerabile come la leggenda vorrebbe, tenta di trafiggerlo con una spada. Nulla che, poco dopo, non farà anche il patrigno del piccolo, generando ulteriore sgomento in un pubblico non più adatto a queste storie finto-truculente nelle quali la violenza è sempre fumettistica e il valore della vita umana si approssima allo zero assoluto. Scenografie e costumi sono al minimo sindacale, come è prassi per questo tipo di prodottini, ma fanno il loro dovere. Civirani subito dopo passerà allo spionistico con Operazione poker (1965). 3/10.
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