Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
Discreta storia di amori, odi, gelosie, e passati ingombranti. Non è eccelso, ma in ogni caso non si merita un "mediocre". Il merito maggiore è forse della trama del romanzo da cui è tratto il film: la vicenda di per sé è interessante e consente qualche utile riflessione. Quanto alla realizzazione, Matarazzo prolunga forse troppo qualche scena e qualche inquadratura, cosicché a tratti lo scorrimento dell'azione è un po' lento e il film difetta di ritmo. I due s'incontrano e si innamorano sinceramente, ma entrambi commettono il grosso errore di non chiudere definitivamente i conti col proprio passato, nell'illusione che le cose si accomodino da sé senza dolorosi ma necessari tagli. Lui non si toglie mai veramente dal cuore la prima fidanzata, e poco importa che sia morta. Se la porta viva in un angolo del cuore e pertanto questa finsce per essere un tumore nascosto nel suo matrimonio. Il rimpianto per la vecchia fiamma, infatti, gli impedisce di amare con cuore indiviso sua moglie. Questa, dal canto suo, porta in fondo all'anima un rancore inestinguibile, un odio furibondo per il tremendo torto subito dal suo ex fidanzato. E' questo un sentimento nascosto così in profondità dentro di lei, che non trapela neppure finché il tizio non le compare davanti. Dio le presenta in tal modo a forza un conto che si era rifiutata di saldare e sperava scomparisse da sé. Allora l'odio covato nel segreto divampa potente e distruttivo, e rivela come esso impedisca in realtà di liberarsi della persona odiata. La Padovani è molto efficace nel rappresentare la candida moglie che si trasforma in un belva rabbiosa. Grazie a Dio, il terremoto che ne segue purifica lui dai sciocchi rimpianti per la defunta fidanzata e fa capire a lei quanto insensati e distruttivi siano odio e rancore, specie se la persona si pente del male commesso. Insomma, la trama è bella e interessante; se solo Matarazzo avesse avuto la mano un po' più vispa ne sarebbe uscito un grande film.
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