Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
Luisa viene trovata in fin di vita sulla spiaggia. Carlo, dottore vedovo, la cura e la convince a rimanere nel suo paesino come maestra. Ben presto Luisa viene adocchiata dagli scapoli locali, ma Carlo la convince a sposarlo. A questo punto, però, torna l'uomo del passato di Luisa, che – si scopre – l'aveva sedotta, messa incinta e abbandonata.
Uno di quei melodrammoni lacrimevoli che hanno fatto la fortuna del regista Raffaello Matarazzo e del protagonista Amedeo Nazzari, questo L'intrusa, tratto da un dramma di inizio Novecento scritto da Silvio Zambaldi (La moglie del dottore). La sceneggiatura è dello stesso Matarazzo, di Giovanna Soria e di Piero Pierotti; inutile dire che si tratta di una storia di una tristezza lancinante, tra disgrazie e incomprensioni, nella quale i personaggi sono soltanto buoni-buoni o cattivi-cattivi. L'argomento – una donna dal passato burrascoso, non più giovanissima e ancora non maritata, che finisce per sposare un vedovo – apre una vasta serie di parentesi sulle consuetudini sociali e sul pensiero collettivo dell'epoca che, inevitabilmente, oggi fanno abbastanza rabbrividire per l'alta dose di maschilismo e per un certo spirito bacchettone dominante; al di là dell'essere invecchiato maluccio, il film si lascia comunque guardare grazie all'abile mano del regista, alla sapiente interpretazione degli attori (oltre a Nazzari: Lea Padovani, Andrea Checchi, Cesco Baseggio, Rina Morelli, Nando Bruno) e al mestiere dei collaboratori tecnici (la fotografia è di Tonino Delli Colli, il montaggio di Mario Serandrei, le scenografie di Arrigo Equini). Cento minuti tondi di durata. 4,5/10.
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