Regia di Freddie Francis vedi scheda film
Il giardino delle torture è un discreto prodotto della Amicus, casa rivale della Hammer in fatto di film horror; non ha certo un altissimo tasso di brivido, ma è un simpatico intreccio di quattro episodi, scritti da Robert Bloch, di stampo un po' moralistico, dotati di buona atmosfera e momenti di soddisfacente tensione (in particolare l'ultimo episodio, omaggiante il grande Edgar Allan Poe).
Nel primo c'è un buon equilibrio tra paure interiori, omicidi truculenti e sprezzo del ridicolo e delle incongruenze, perdonabili proprio per la riuscita atmosfera. Il secondo si avvicina alla fantascienza ed è anche una stimolante critica del mondo del cinema, del divismo e della cieca vanità, ancora attuale e non circoscrivibile solo a tale ambiente. Il terzo mischia paranormale e romanticismi, ma forse oggi ha un che di quasi comico (il geloso pianoforte diabolico Euterpe; da segnalare però il giovanissimo John Standing, futuro coprotagonista di 8 donne e 1/2). L'ultimo episodio è una critica "infernale" sul collezionismo smodato e morboso.
La regia dignitosa è del londinese Freddie Francis, professionista del genere e grande direttore della fotografia (L'alibi dell'ultima ora di J. Losey, The Elephant Man e Una storia vera di D. Lynch, tanto per dirne alcuni).
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