Regia di Martin Ritt vedi scheda film
Si tratta di una pellicola costruita su misura per il divo Paul Newman, che significava garanzia di successo al botteghino, interpretando oltretutto un personaggio ribelle alla "gioventu' bruciata" che probabilmente all'epoca faceva battere i cuori di donne e ragazze nei cinema. Per fortuna il bravo regista Martin Ritt, alla sua quarta collaborazione con Newman, non si preoccupa solo dei gusti del pubblico e degli incassi e realizza un western contemporaneo che e' uno spaccato della piccola provincia rurale texana dell'epoca e uno scontro generazionale tra padre e figlio. Siamo nella prima meta' degli anni 60' e il cinema americano stava subendo una metamorfosi, grazie anche a registi come Sam Peckinpah e Don Siegel per fare alcuni nomi. Ritt descrive l'incomunicabilita' tra Homer Bannon, interpretato dal bravo Melvyn Douglas, un allevatore retto, onesto e di sanissimi principi e il figlio Hud (Paul Newman) un 30-35enne cinico, amorale e arrogante, senza onore ne ideali, sempre pronto a ubriacarsi e fare a cazzotti. Sullo sfondo il giovanissimo Lonnie, nipote dei due uomini, legato da un profondo affetto per il nonno Homer ma affascinato dallo stile di vita dello zio Hud, e Alma, la domestica che lavora nel ranch, interpretata da Patricia Neal, forse eccessivamente sexi e attraente per come puo' essere concepita una domestica e per la quale Hud prova una fortissima attrazione. Il fragilissimo rapporto tra padre e figlio si logora definitivamente quando Homer si vede costretto ad abbattere l'intera mandria di bovini a causa di una malattia infettiva, naturalmente contro il parere di Hud, che viscidamente consiglia al padre di vendere immediatamente le bestie malate. Un'opera che puo' apparire datata oggi, ma che grazie a un bravo regista, a un solido disegno psicologico dei personaggi e ad attori in stato di grazia, risulta essere ancora godibile e interessante. Oscar per Melvyn Douglas e Patricia Neal.
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