Regia di Daniel Bergman vedi scheda film
L'infanzia di Pu, nato di domenica nel luglio 1918 e convinto per questo di avere poteri speciali, fra cui quello di comunicare con un orologiaio morto impiccato nella foresta. Fra giochi, litigi ed esperienze di ogni tipo, Pu si rende conto di stare crescendo e di non essere più soltanto un bambino.
Edito in Italia con il titolo Nati di domenica, Söndagsbarn è un romanzo di Ingmar Bergman sulla sua infanzia, incentrato sul percorso di crescita del bambino Ingmar e sul rapporto difficile fra lui stesso e suo padre, il pastore Erik. E' da questo libro che Daniel, ultimogenito del regista/scrittore, ha tratto Il figlio della domenica, poco dopo l'uscita del romanzo; è noto che Ingmar aveva da tempo abbandonato il cinema e, probabilmente, per un tema così delicato ha ritenuto opportuno affidarsi alle mani del figlio, già da qualche tempo aspirante regista a sua volta. Stranamente di Daniel Bergman si sono però perdute le tracce subito dopo questo lavoro, che pure sembra ben fatto, con una tensione drammatica sempre viva e una linea narrativa sufficientemente coinvolgente, che consta anche di qualche flashforward ambientato nel 1968, con il Pu/Ingmar adulto a confronto con l'Erik anziano e morente. Forse proprio in queste ultime sequenze il tasso di emotività è spinto un po' troppo oltre le soglie del consentito, sconfinando perciò nel patetico o nel gratuito; ad es. nell'accostamento della scena di Erik moribondo a quella in cui, ancora giovane, copre le spalle di Pu con un cappotto per non fargli prendere freddo. Nulla di particolarmente insostenibile, ma per un film svedese con personaggi emotivamente glaciali certe cadute di tono possono sembrare abbastanza fuori luogo. Il piccolo Henrik Linnros, esordiente, se la cava bene a fianco di nomi quotati come quelli di Thommy Berggren, Lena Endre e Marie Richardson. 5,5/10.
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