Regia di Peter Hall vedi scheda film
Lilian è stata internata in manicomio da ragazza. Ne esce dopo sessant'anni per la chiusura forzata dell'istituto e si ritrova a vivere con un nipote gentile, pedante, noioso e la moglie frustrata, a tratti isterica. Tra le due donne verrà a crearsi un legame particolare e stimolante.
Mi azzarderei a dire "tra il molto bello e il bellissimo". Sicuramente speciale. E penso che a renderlo speciale sia il miracoloso equilibrio di molti toni diversi (dramma, british humor , grottesco e pure l'iperrealismo di alcuni accesi ricordi). Toni tutti vitali e funzionali, che non generano cali di tensione nei trapassi da uno all'altro. Ne deriva una sorta di atmosfera "sospesa", un po' onirica, che riesce a far da base ai vari picchi. Il personaggio di Lilian giustifica e fa da perno a questo variegato insieme. Sul volto della grande Peggy Ashcroft scorrono lo spaesamento e la circospezione davanti a un mondo troppo "carico", rumoroso, assurdo, e in lei vediamo nascere la lotta interiore per dare un senso al suddetto mondo, ai ricordi, ai drammi vissuti che riaffiorano ma sfuggono alle parole.
Gran merito certo va agli attori e a una sceneggiatura (opera di Stephen Poliakoff) che fornisce loro figure curate nei particolari e battute puntuali, a volte sorprendenti ( fantastico il bambino di casa, 8-10 anni, interessato alla copertura assicurativa di ogni cosa). Le due protagoniste femminili (Ashcroft e James) sono state giustamente premiate con la coppa Volpi a Venezia, ma anche James Fox è perfetto come borghese dal "fascino discreto". Non escluderei dai meriti il regista (sir) Peter Hall (tra l'altro scomparso da poco, luglio 2014). Al cinema ha dato poco altro, niente a questi livelli, ma è stato protagonista del teatro britannico dirigendo i più grandi ( Olivier, Laughton, V.Redgrave), ha fondato e diretto la Royal Shakespeare Company e diretto il National Theatre. Qui sicuramente si sente la mano di un esperto direttore di attori, di un regista non incline al divismo autoriale (o forse solo incline alla misura), che si tira indietro per servire il testo e i suoi grandi interpreti, riuscendo nel mentre a far coagulare materiali così instabili. Come Hall anche la Ashcroft e la James hanno privilegiato il teatro durante la loro carriera (Peggy Ashcroft però si è fatta notare nelle sue scappate al cinema: vedi l'Oscar come non protagonista per PASSAGGIO IN INDIA). Questo, se vogliamo, rende È STATA VIA ancora più prezioso, come fosse una rara foto di famiglia del lontano cugino teatro che non si fa mai vedere (forse perchè è stato via), però ogni tanto passa, ci mostra come si fa e se ne torna a casa a far arte per pochi, schivo e appartato come un vero artista (o come l'ospite di un manicomio).
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