Regia di Alessandro Blasetti vedi scheda film
L'unico merito - anche se forse tale parola andrebbe inserita fra virgolette - di questo film sta nell'aver tracciato il solco nel quale si sarebbero poi inseriti tutti i vari prodotti in stile Mondo cane che Jacopetti (che scrive, insieme a Ennio De Concini, questo Europa di notte) e soci gireranno negli anni successivi, dando vita a un filone nutrito quanto becero e fortunato. Da dire non c'è molto altro, però: Blasetti si limita ad amministrare alla bell'e meglio un mucchio di materiale eterogeneo proveniente dai teatri, dai night e dalle sale da ballo di mezza Europa (da Vienna a Parigi e fin anche a Roma), assemblando scene che fra loro non hanno granchè in comune se non l'essere spettacoli di discreto o forte richiamo di pubblico; il montaggio piuttosto rude (Mario Serandrei) vorrebbe essere aggiustato in corsa da un commento sempre sospeso fra l'incredulo e il superiore - e in ciò già ispiratore dei vari Mondo cane - ma in realtà ciò che definitivamente approda sullo schermo e va a finire davanti agli occhi dello spettatore è solamente un cumulo di scenette da varietà riprese senza fantasia e in apparenza (ma non solo) completamente indipendenti tra di loro. Qual è quindi il senso di Europa di notte? Difficile dirlo con pretese di certezza, anche se è forte il dubbio che Blasetti intendesse documentare con piglio realistico l'espandersi della Dolce vita (ante litteram, si intende: il fenomeno che poi avrebbe descritto il capolavoro felliniano) a livello continentale. Fra i vari numeri rappresentati, anche Domenico Modugno, i Platters e la starlette della prototelevisione Alba Arnova. 3/10.
Spezzoni raccolti in giro per l'Europa e tratti dagli spettacoli più in voga in quel momento: balletti, numeri di magia, cantanti e via dicendo si avvicendano davanti alla macchina da presa di Blasetti, che commenta come narratore esterno.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta