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Hollywood Party

Regia di Blake Edwards vedi scheda film

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La recensione su Hollywood Party

di steno79
9 stelle

Blake Edwards negli anni Sessanta è stato un regista di punta della commedia hollywoodiana, che colse i suoi più grandi successi con “Colazione da Tiffany” e “La pantera rosa”, e quando girò questo “The party” col suo attore preferito Peter Sellers probabilmente era in vena di sperimentare qualcosa di molto diverso dalle pellicole precedenti, un film che riprendeva il burlesque dell’epoca del muto inserendolo in una cornice naturalmente diversa, ma dove la forza delle gag tornava ad essere sovrana. E’ un film senza una vera e propria trama, che ricorda molto il cinema di Jacques Tati tanto che alcuni lo vedono come un’estensione di alcune sequenze di “Playtime”: devo dire che le somiglianze ci sono eccome, ma non credo che Edwards abbia copiato il film del grande comico francese perché le due pellicole uscirono quasi in contemporanea, dunque è più verosimile pensare che Edwards abbia fatto un omaggio alla comicità di Tati sulla base di film precedenti, ma escluderei decisamente l’ipotesi di plagio. Il regista lascia la massima libertà a Sellers, qui indimenticabile nella parte di un figurante indiano che crea guai a catena prima su un set e poi durante una lunga festa dove si trova per sbaglio, e che finirà in un’atmosfera sovversiva tipicamente sessantottina contro certi capisaldi del consumismo, anticipando la deflagrazione ancor più radicale di “Zabriskie point” di Antonioni. Il ritmo è sapientemente lento, con parentesi gustose come gli intermezzi con la francesina Claudine Longet, uno dei pochi personaggi a cui è riservato un qualche spessore psicologico, con l’highlight della canzone “Nothing to lose” che dimostra ancora una volta la bravura del compositore Henry Mancini, in tempi in cui l’uso delle canzoni originali nei film era ancora moderato. Certo, alcune gag sono anche fin troppo ripetute, come quella del cameriere che si ubriaca, ma in generale il film sfoggia un’intelligenza nella scrittura e nella realizzazione visiva tutta in un solo ambiente, che strappa l’applauso e lo pone senz’altro fra le migliori opere del regista. Si ride di gusto, le unghiate satiriche contro lo strapotere dei produttori hollywoodiani funzionano, Sellers si scatena con un controllo dei tempi comici invidiabile, da vero mattatore dello schermo.

Voto 9/10  

 

Peter Sellers, Claudine Longet

Hollywood Party (1968): Peter Sellers, Claudine Longet

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Ultimi commenti

  1. Antisistema
    di Antisistema

    Un film stratosferico, bellissimo e iper divertente. Povera casa XD. Forse l'apice del regista? Di sicuro è uno dei suoi tre capolavori insieme a Colazione da Tiffany e Victor Victoria.
    Sellers fa' schifo per quanto è bravo a recitare e Mancini come compositore é divino.
    All'epoca fu un flop devastante.

    Di Edwards devo vedere altri suoi film ancora (per ora sto a quota 5... gli altri due sono Pantera Rosa e La Grande corsa).
    Mereghetti gli dà 4 stelle, Morandini 5 addirittura. Filntv dovrebbe correggere molti suoi voti.

    1. steno79
      di steno79

      Grazie per i commenti, come sempre! Di Edwards devo vedere assolutamente Victor Victoria e I giorni del vino e delle rose, film drammatico sull'alcolismo che mostra anche la sua bravura nell'uscire dagli schemi della commedia, insomma un autore coi fiocchi. Il primo La pantera rosa lo amo molto, gli altri della serie non li ho mai seguiti. Sicuramente Hollywood party è una commedia di alto livello, tuttavia non gli ho dato il massimo come ha fatto Morandini perché qualche difetto l'ho trovato, qualche gag un po' ripetitiva, ma a scanso di equivoci lo considero una delle punte alte della sua carriera

    2. Antisistema
      di Antisistema

      Della Pantera Rosa dovresti recuperare il secondo film. Gli altri li girò solo per raccattare soldi durante gli anni 70' che gli servivano per finanziare i suoi progetti andati a monte dopo i flop di Hollywood Party ed un musical con sua moglie Julie Andrews.

      Edwards fu uno di quei registi che soffrì molto gli anni 70 e la new Hollywood. Il suo stile non si legava con quel periodo. Finita quell'epoca, lui poté ritornare in pista con 10, SOB e Victor Victoria.

  2. Alvy
    di Alvy

    Non finirà mai di stupirmi la sintetica perfezione delle tue recensioni, che in poche righe inquadrano sapientemente i film senza disperdersi in rivoli, ripetizioni e lungaggini

    1. steno79
      di steno79

      Grazie Alvy, detto da te è un complimento davvero prezioso. Mi fa piacere che qualcuno apprezzi questa mia attività critica, per quanto svolta senza troppe pretese. Le faccio sintetiche perché non ho la possibilità di soffermarmi in maniera troppo approfondita sul film e poi credo che un sito come questo sia più per recensioni di questo tipo. Le tue sono un brillante esempio di recensioni più ampie e anche più ambiziose. Grazie a presto

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