Regia di Pino Tosini vedi scheda film
Una donna eredita una villa e vi si reca insieme a un notaio. I due rimangono chiusi dentro e, in attesa che qualcuno venga a farli uscire, hanno modo di approfondire il loro rapporto. Lui vorrebbe farlo anche sul piano fisico, ma lei - sposata come d'altronde lui - non vuole lasciarsi andare in alcun modo.
Nona e ultima regia (a partire da Bocche cucite, del 1968) per Pino Tosini, mestierante con velleità autoriali che ha in questo caso a disposizione due interpreti di medio richiamo - Dalila Di Lazzaro e John Saxon - e poco altro. Ma ciò non importa più di tanto perchè la sceneggiatura firmata dal regista insieme a Leros Pittoni, incentrata su due soli personaggi e un ambiente, non prevede quasi alcuna azione o effetto speciale ed è piuttosto un concentrato di situazioni nevrotiche e di critiche sul piano caratteriale e comportamentale nel rapporto fra uomo e donna; l'argomento è tanto vasto che potrebbe comprendere qualsiasi cosa e la trama è tanto blanda da non lasciare alcuna particolare morale precisa al termine della visione (forse ridurre il metraggio avrebbe giovato all'opera, viene da dedurre). L'ipotesi più accreditabile è che Una donna dietro la porta voglia essere una velata critica al femminismo, ma che finisca con il tramutarsi strada (pellicola) facendo in un furente attacco maschilista, che culmina non a caso con il coito e la fuga del protagonista maschile, mentre per la donna si prospetta solamente la vendetta. Una visione dell'universo della coppia davvero antiquata e da una prospettiva evidentemente parziale; i deliri della Di Lazzaro (per quanto ammirevoli esteticamente, ben inseriti nella trama) non fanno che confermare questa tesi. 2,5/10.
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