Regia di Flavio Calzavara vedi scheda film
Don Buonaparte è il parroco di una tranquilla chiesetta di montagna, in Toscana. Il cognome è lo stesso del celebre Napoleone, che è infatti suo nipote; ma le affinità tra i due si concludono qui. Quando, infatti, Napoleone decide di nominarlo cardinale, il sacerdote preferisce rinunciare alla carriera ecclesiastica – e alle seccature che ne conseguirebbero – pur di rimanere nella sua piccola, pacifica oasi sperduta.
Considerando la veneranda età del protagonista (Ermete Zacconi, uno dei massimi attori teatrali italiani di sempre, classe 1857), questo Don Buonaparte è senz'altro un film a suo modo curioso; ma l'ottuagenario interprete offre qui una prova talmente convincente da far dimenticare fin da subito allo spettatore il dettaglio anagrafico. La sceneggiatura di Giovacchino Forzano – così sui titoli di testa – proviene d'altronde dall'omonima commedia teatrale appositamente scritta addosso a Zacconi; al fianco di quest'ultimo, a ogni modo, viene schierato un cast di tutto rispetto comprendente tra gli altri Osvaldo Valenti, Mino Doro, Guido Notari, Aldo Silvani, Orietta Fiume e Ines Zacconi (moglie del protagonista). Don Bonaparte è la pellicola perfetta per il 1941 del cinema italiano, quando la censura imperversava e il regime fascista imponeva sullo schermo l'esclusività di storie leggere e quanto più possibile a lieto fine; valida la tenuta narrativa e così pure il ritmo, ma Flavio Calzavara aveva già qualche regia alle spalle e, prima ancora, un formativo apprendistato come aiutante di Blasetti e Bonnard. Il film è tornato a galla sul web, come tante introvabili opere coeve, a oltre otto decenni dalla sua uscita; peccato solamente per l'audio non ottimale di questa versione, che lascia intuire la mancanza di restauri nel corso del tempo. 4,5/10.
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