Regia di Vincente Minnelli vedi scheda film
Trama elementare, come di consueto per un musical: lui e lei si amano, ma sono separati da un equivoco. L’equivoco consiste nell’aver confuso la riconoscenza con l’amore: durante la guerra, dopo che i tedeschi avevano fucilato suo padre, lei era stata salvata da un uomo che ora vorrebbe sposarla e al quale lei non sa dire di no, neanche dopo essersi innamorata di un altro. Un simile soggetto avrebbe fornito un bello spunto per un melodramma, qui invece resta sullo sfondo: i personaggi sono poco definiti, la rappresentazione dei loro sentimenti è goffa e semplicistica. Tuttavia, si sa, in un musical ciò che conta non è la trama ma i balli e le canzoni; e qui va decisamente meglio, perché lo spettacolo è visivamente rutilante anche se i numeri spiccano per la loro gratuità: i sei siparietti con cui Leslie Caron (all’esordio) presenta le sfumature del proprio carattere, la sequenza onirica in cui Oscar Levant suona tutti gli strumenti dell’orchestra e soprattutto il sontuoso sottofinale, una danza allucinata di eccezionale lunghezza prima dell’ormai insperato ricongiungimento.
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