Regia di Alessandro Blasetti vedi scheda film
Una indossatrice durante un lavoro viene scambiata per una contessa; a farle la corte è un calciatore famoso, la cui zia è tra l'altro padrona della ditta per cui la ragazza lavora. Nasce l'amore, per equivoco, ma la giovane non ha nessuna intenzione di svelarlo al suo corteggiatore.
Con questo La contessa di Parma Alessandro Blasetti, cineasta di regime e dalle velleità autoriali, effettua un'incursione nel cinema popolare confezionando – peraltro con indiscutibile gusto – una pellicola in pieno stile 'telefoni bianchi': buon ritmo, bravi interpreti, toni brillanti, argomenti vacui e completamente inoffensivi. Il classico scambio di persona (o, meglio, un equivoco linguistico che porta la protagonista a farsi credere chi in effetti lei non è) sta alla base della sceneggiatura firmata da Gherardo Gherardi, Alessandro De Stefani e Mario Soldati (la qualità di scrittura, pur in un prodottino così striminzito, è innegabile), da un soggetto dello stesso Blasetti; le scelte di casting funzionano a dovere: Elisa Cegani, Osvaldo Valenti, Maria Denis, Nunzio Filogamo, Antonio Centa, Ugo Ceseri e Umberto Melnati sono tra i principali attori in scena. La cosa realmente sorprendente di questo film è in realtà scoprire che già nel 1937 l'accoppiata modella-calciatore sembrasse così inevitabile, così fisiologica: la modernità del soggetto è ancora oggi rilevante, per quanto gli sviluppi della trama risultino com'è ovvio datati. 4,5/10.
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