Regia di Franco Prosperi vedi scheda film
Già la scelta di affidare il ruolo di protagonista a Luc Merenda di per sè non garantisce certo una bella figura (anzi); poi si aggiunga l'intreccio tanto banale (soggetto e sceneggiatura di Franco Ciferri e Franco Bottari, come se i collaboratori fossero scelti in base al nome di battesimo) che mostra il solito commissario spavaldo alle prese con i soliti terribili delinquenti senza scrupoli; infine si buttino nel mucchio alcune bellezze deputate a spogliarsi, chi più e chi meno, per ravvivare la suddetta, soporifera trama: Janet Agren, Patrizia Gori, ma soprattutto Maria Baxa). Insomma, questo Il commissario Verrazzano comincia malissimo, ma si può comunque dire che mantiene le promesse di partenza: falle nella recitazione, dialoghi insipidi, una storia già stravista; nel filone poliziottesco peraltro un commissario dedito alle belle donne e al gioco d'azzardo è semplicemente un passo indietro, quantomeno rispetto agli sbirri alla Maurizio Merli, che uccidevano a sangue freddo i criminali nel nome di una Giustizia superiore a quella limitata dalle leggi. Pertanto è difficile trovare un elemento di interesse in questa stereotipata pellicola realizzata da Prosperi, curiosamente omonimo del collega (attivo in quegli stessi anni) che girò parecchio in sodalizio con Jacopetti, da Mondo cane (1962) in avanti. La situazione si fa addirittura - involontariamente - comica quando attacca il tema del film, firmato (per quanto si possa usare questa parola) dallo sconosciuto Lino Corsetti e che plagia spudoratamente quello di Rocky (1976), non si sa bene neppure per quale ragione vista la palese distanza fra i due film. In ruoli minori anche Giacomo Rizzo e Isarco Ravaioli. 2,5/10.
Al commissario Verrazzano tocca risolvere un caso intricato: l'omicidio di Walter Medici, denunciato dalla sorella Giulia, che però si rivela fin da subito elemento sospetto. Fra gioco d'azzardo e scappatelle extraconiugali - campi in cui Verrazzano peraltro eccelle - la verità verrà a galla.
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