Regia di Oliver Hellman (Ovidio G. Assonitis) vedi scheda film
La vita agiata e senza particolari crucci di un noto arrangiatore musicale, Robert Barrett (Gabriele Lavia), residente a San Francisco assieme alla bella moglie Jessica (Juliet Mills)e ai due sboccatissimi figli (si esprimono che paiono camalli del porto di Genova, ottenendo al massimo uno sguardo di vago disappunto dai due distratti genitori in carriera), viene scossa da alcuni strani comportamenti che sopraggiungono in capo a Jessica, che poco dopo si scopre anche incinta...ma non esattamente del marito.
Poco per volta lo spettatore scoprirà che la donna, la cui gestazione assume connotati del tutto particolari come la crescita spropositata del feto in pochi giorni, è vittima di un patto che il diavolo in persona ha messo a punto con l'ex compagno della donna (interpretato da Richard Barrett)che, rimasto vittima di un pericoloso incidente stradale diverso tempo prima(messo in scena ad inizio film), si ritrova in uno stato intermedio tra la vita e la morte.
L'uomo in realtà è in fervente attesa di reincarnarsi presso l'utero della sua amata ex compagna, tornando in vita come suo ultimogenito; per questo l'uomo appare a tal punto motivato e propenso ad aiutare la sua ancora amata ex-consorte, e per questo proteso ad incontrare il recalcitrante ed incredulo marito attuale della donna, per dispensare loro consigli utili per affrontare la demoniaca possessione, che si sta manifestando in concomitanza con la nascita del bimbo che ella porta nel grembo.
Il film, scaltra coproduzione italiana da parte del produttore cinematografico greco di origine egiziana Ovidio Gabriele Assonitis (diresse qualche anno dopo un altro film di cassetta pieno di star americane e di un certo richiamo, il catastrofico Tentacoli del 1977) mirante a usufruire del richiamo commerciale senza precedenti ottenuto da una pellicola di fama mondiale come L'Esorcista, uscito l'anno prima, e proteso anche a richiamare tematiche sinistre ed affascinanti care ad un altro film epico, come fu il Rosemary's baby di Polanski solo pochi anni prima, procede a tratti incalzante, altre volte più maldestramente, tradendo ingenuità od incongruenze di scrittura, proteso sin troppo a descrivere un processo macabro ed in qualche modo accattivante di possessione progressiva che diventa un gioco a tre tra la partoriente, il diavolo in persona, e il feto posseduto da una energia vitale straordinaria e certamente distante da ogni legge naturale.
Interessante ed inquietante la folle scena di apertura, in gran parte buia, movimentata (si fa per dire) dalla sola voce maliziosa, suadente maschile che si scopre essere quella del maligno, impegnato a giocare evasivamente col pubblico, col tipico atteggiamento provocatorio del gatto che sta per sbranarsi il topo, non appena ha terminato di seviziarlo nel modo più truce e senza pietà.
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