Regia di Oliver Hellman (Ovidio G. Assonitis) vedi scheda film
Ovidio Assonitis, fresco trentenne, dopo aver distribuito una miriade di film da ogni parte del globo, mette da parte qualche soldino, chiama gli amici più cari e li fa sedere attorno a un tavolo: "Raga, basta distribuire! Il film lo facciamo noi!". Niente di complicato fin qua, solo professionisti del ramo cinematografico che vogliono mettere davvero le mani sulla pellicola. E che ci vuole a fare un film? Ecco, qui finiscono le cose semplici, perché "Chi sei?" è un guazzabuglio di simbologie, sfiancante nella sua verbosità e dalla sceneggiatura povera ma ossessiva; le situazioni che si sviluppano sono sempre quelle, ma riproposte allo sfinimento, come un tizio che ti prende a sberle per un'ora senza manco cambiare mano. Questo tratto compulsivo è la nota che mi ha fatto appassionare a un film altrimenti dimenticabile, retto per la maggior parte dalla bravura degli attori, tra cui un Lavia convincente e un Richard Johnson come sempre impeccabile.
Non sono poche le immagini che ti colpiscono, a dire il vero ( la voce che parla allo spettatore, la San Francisco più simile alla riviera ligure mai vista, i bambini e le loro manie...), ma il film prosegue come un continuo mistero che non ti sazia man mano con le informazioni necessarie a farti raccapezzare. Tutto ciò che ti tiene in vita è la sua ossessività dialogica e visiva, acuita dai continui fermo-immagine (spesso pensi al dvd malridotto più che a una scelta registica), dal trucco, dai continui avvenimenti soprannaturali che da metà pellicola esplodono. In generale, "Chi sei?" dà l'impressione di un film girato con estrema passione, riscritto e messo a posto mentre si girava (fatto confermato da Johnson stesso), per cui vale di più l'esperienza visiva che la speranza di capirci qualcosa.
Tra vittime del demonio, personaggi che si rivelano solo alla fine, effetti speciali ben curati e una regia frizzante, "Chi sei?" non è banalmente "un film che fa paura", come recita la locandina, ma un casino immenso che coinvolge regista, troupe e spettatori. Un film che non passa inosservato e che si fa ricordare come l'italico mash-up tra Rosemary's Baby e L'Esorcista. Assonitis smentisce: non solo non ha mai visto l'Esorcista prima di girare il film, ma, anzi, è arrivato in ritardo di pochi giorni per acquisirne i diritti. Dai, ci crediamo. Anche se lo dice uno che era solito pagare attori per avere finti infarti alle proiezioni dei suoi film horror. Come sempre, le storie attorno al film valgono quasi più del film stesso.
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