Regia di Charles Avery vedi scheda film
Regia di Charles Avery, sceneggiatura di Charles Chaplin, protagonista Fatty Arbuckle, il film rimane negli annali tuttavia per la rapida ma incisiva prova dello stesso Chaplin nel ruolo di un arbitro di boxe sui generis che incassa meglio di Rocky Balboa.
“The Knockout” è un mediometraggio in due rulli datato 1914 con protagonisti Fatty Arcbuckle e Minta Durfee. All’epoca occorse alla Keystone, la società produttrice, per rinvigorire il suo strapotere nel cinema, nonché per sfruttare la fisicità di Roscoe Arbuckle, non a caso detto “Fatty”, in un ruolo congeniale per l’attore. Arbuckle interpreta Pug, un pugile affezionatissimo al suo cane ed innamorato della sua ragazza, ma talmente integerrimo e bonaccione da finire nelle mire di un gruppo di loschi scommettitori che vogliono truccare un incontro di boxe.
Rivisto oggi, è normale dare un grande valore alla presenza di Chaplin nella pellicola, soprattutto col senno di poi. Tuttavia va ricordato che questo film è il diciottesimo che annovera Chaplin nel cast, ma il terzo (dopo “Making a living” e “A thief catcher”) in cui l’attore inglese non ha il ruolo di protagonista. È una sorta di scotto del noviziato che Chaplin deve pagare alla company di Sennett. Tuttavia la bravura nel suo ruolo (l’arbitro-incassatore nell’incontro di Pug) accelererà la sua ascesa verso le vette del cinema mondiale e soprattutto gli consentirà di scalare le gerarchie nel mondo Keystone. Non a caso Chaplin è presente sulla locandina del film, a mo’ di protagonista, nonostante sia impiegato solo nel secondo rullo, rimanendo sullo schermo per meno di 5 minuti totali.
Il linguaggio del film è rudimentale, il montaggio sfrutta moltissimo il fuori campo, tuttavia Arbuckle si prende il lusso di sfondare la quarta parete ammiccando in macchina, anzi addirittura giocandoci (intimandole una leggera panoramica verso l’alto mentre indossa i calzoncini prima del match).
La presenza di Chaplin è secondaria per quanto molto importante, ma l’attore inglese si fa notare per la sua straordinaria freschezza recitativa e lo stile unico che lo porteranno ad essere uno dei più grandi attori di sempre. Si nota l’incredibile gap che intercorre tra Chaplin e gli altri attori (Arbuckle compreso): non (solo) una questione di bravura, bensì di stile (spiazzante per quanto è innovativo). Tanto è vero che, nonostante non sia citato tra i principali film di Chaplin, siamo in presenza di una delle prove più incisive e memorabili in carriera. Rimangono in ogni caso ingiustificati i titoli italiani “Charlot e la partita di boxe” o “Charlot pugile”, non tanto perché qui Chaplin non indossa la celeberrima maschera del vagabondo, ma soprattutto perché, vista la trama (tra le altre cose sceneggiata dallo stesso Chaplin, alla prima scrittura di un film in cui non è protagonista), l’attore non fa il pugile (per quanto prenda più cazzotti dei due boxeur messi insieme).
Carmine Cicinelli
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta