Regia di Jerry Calà vedi scheda film
Il comico veronese Jerry Calà, ex componente del quartetto i Gatti di Vicolo Miracoli esplose venticinque anni fa con l’opera prima di Marco Risi VADO A VIVERE DA SOLO e soprattutto come attore di punta delle “vanzinate” SAPORE DI MARE, VACANZE DI NATALE e YUPPIES. Come icona del cinema vacanziero-paninaro ha imperversato per tutta la decade degli ottanta, dal televisivo PROFESSIONE:VACANZE, passando per FRATELLI D’ITALIA e OCCHIO ALLA PERESTROJKA, fino ai tristi epigoni di SAINT TROPEZ - SAINT TROPEZ e ABBRONZATISSIMI. Dopo questi ultimi flop, il suo nome è sparito dai listini del box-office e dalle agende dei produttori. Fallito anche il salto nel genere drammatico con il lugubre e anticommerciale DIARIO DI UN VIZIO di Marco Ferreri, Calà si è rilanciato come regista di brutti film, fotocopie sbiadite del già opaco cinema vanziniano. Tenace e ostinato, quattro anni fa è tornato dietro la m.d.p. per la quarta volta con VITA SMERALDA, ennesima riprova che questo attore (comunque simpatico) è rimasto prigioniero di quel decennio e di quel cinema (per fortuna) irripetibile. Prodotto dalla Medusa e in parte finanziato dal discusso agente-procacciatore di nullità televisive Lele Mora, VITA SMERALDA ambientato nell’omonima Costa è una commedia che vorrebbe essere satirica sul mondo dorato dei vip che bazzicano l’enclave nord-orientale della Sardegna, ma invece finisce per essere uno spot una vetrina per i medesimi frequentatori della rinomata zona balneare.
Tre giovanissime ragazze con rispettivi boyfriend e amici sono in campeggio a due passi dalla proibitiva Porto Cervo, annoiate abbandonano il loro gruppo per tentare una botta di vita nel paradisiaco mondo dei ricchi. Tutto è all’insegna della leggerezza…pesantissima da digerire, una “vacanzinata” fuori tempo massimo, la trama è la stessa dei film “storici” interpretati dall’attore-regista, con la novità della sociologia spicciola dei reality-show imperanti: sconosciute/i che ambiscono a diventare starlette o tronisti, traduzione semplificata dell’Italietta Berlusconiana. Dialoghi, battute e cast rimandano ai palinsesti Mediaset e alle decine di settimanali gossip dell’orbita Mondadori e Urbano Cairo editore. Recitazione e regia sono da carcerazione preventiva, neanche gli splendidi scenari sardi, resi banali e patinati dalle riprese e dalla fotografia, riescono a salvarsi. E’ proprio vero al peggio non c’è mai fine.
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