Regia di Joe Roth vedi scheda film
All’inizio, sembra esserci una sceneggiatura promettente. Un’aggressione ad una donna bianca in un quartiere etnicamente esplosivo, una macchina che viene rubata, un bambino che scompare, l’intervento della polizia. Gli ingredienti ci sarebbero pure, ma bastano pochi minuti per cominciare a storcere il naso. Julianne Moore urlante e con le mani insanguinate appare fin dall’inizio come un’invasata, un personaggio in stato catatonico che purtroppo non abbandona per l’intera durata della pellicola. Poi, arriva lui, Samuel L. Jackson, lo sbirro di colore tutto d’un pezzo, travagliato ma senza macchia e senza paura, con scivolata sul mistico. Esordisce con un eloquente “Tutto avviene per volontà di Dio” nel commentare a caldo l’accaduto. Non mancherà però di sparare ad un suo collega-rivale un raffinato “Dì al procuratore di venire a farmi una sega. Anzi, accompagnalo, così me ne fate due!” (!) Andiamo bene. Il susseguirsi degli avvenimenti è costantementre prevedibile. Il finto giallo non regge oltre la metà del film. L’autore tenta l’incursione nel poliziesco americano a sfondo razziale scimmiottando atmosfere e personaggi che fanno rimpiangere la serietà, l’anticonformismo e il rigore di Spike Lee. Un film veramente brutto, che mi fa riflettere su come stia messo il cinema americano di genere in questi ultimi due decenni (almeno), soprattutto quandomobilita attori di indubbio talento per sfornare prodotti più che mediocri.
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