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Camping del terrore

Regia di Ruggero Deodato vedi scheda film

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La recensione su Camping del terrore

di inthemouthofEP
6 stelle

Buon horror italiano girato verso la fine degli anni '80 dal grande Deodato, che, nonostante una sceneggiatura banale e un gruppo di attori giovani non bravissimi, riesce a divertire e spaventare a sufficienza. Mitico David Hess.

Partiamo dal principio. Aprile 2018, ore 3 di notte: immerso nella fioca luce della lampada sulla mia scrivania e con ancora Greco da finire, decido di prendere una pausa. Scendo piano piano le scale di casa mia, per poi ritrovarmi davanti al televisore della sala da pranzo. Accendo, metto su Rai Movie (ovviamente vado a memoria) e trovo questo "Camping del Terrore", un horror italiano di fine anni Ottanta con una trama che più uguale a Venerdì 13 non si può. Non ho aspettative, vedo un omicidio, mi piace. 

O meglio, mi piace il regista, la mano che usa nel girare le scene, l'abilità con cui mostra tutte queste efferatezze a me care, per di più create con un budget si presume abbastanza basso.

Finiti i miei dieci minuti di aria, torno in camera, finisco velocemente Greco e mi corico, ma non prima di aver visto chi fosse il regista di questo simpatico film.

Ruggero Deodato. Non avevo mai visto nulla di suo, ma conoscevo bene il nome per lo scandalo che "Cannibal Holocaust", film maledetto per eccellenza, ancora oggi si porta con sé. E, sebbene a oggi non abbia ancora visionato nessun cannibal movie da lui realizzato, Deodato lo porto nel cuore per altri due film che, visti in un particolare periodo della mia esistenza, mi hanno divertito, turbato e anche emozionato: sto parlando di "Uomini si nasce, poliziotti si muore" (1976) e, soprattutto, "La casa sperduta nel parco" (1980), uno dei miei film preferiti, di cui non so se sarò mai in grado di scrivere una recensione.

Così ieri finalmente mi sono gustato dall'inizio alla fine questo "Camping del Terrore", film del 1987 realizzato durante la fase calante del thriller/horror made in Italy, e per certi versi anche dell'horror in generale.

La trama esiste il giusto e, quando anche si intravedono barlumi di idea, queste ideuzze sono tutte prese da altri film ultraconosciuti e probabilmente già visti da tutti coloro che si appropinquano a questa pellicola: diciamo che ci sono dei campeggiatori tra il grullo e il demente che vanno in un campeggio gestito da due folli (Mimsy Farmer e David Hess), dove 15 anni prima sono stati uccisi quattro giovani ugualmente furbi, e la carneficina ha inizio.

Ovviamente parlare della trama non ha quasi senso, visto che sono lampanti le analogie con altri classiconi del genere: per citarne solo qualcuno, "Venerdì 13" (per la "trama" e le ambientazioni), "Halloween" (per alcuni risvolti nella storia), "Nightmare" (per il sogno di Mimsy Farmer a metà film) e "Non aprite quella porta" (per la motosega verso la fine del film, utilizzata proprio come se la stesse manipolando Leatherface).

Originalità zero, è vero, ma non tutto è perduto: dove è scritto che se un film ha una storia banale e dei dialoghi da torte in faccia debba essere per forza un brutto film?

Sì, perché il mediocre sceneggiatore (Alessandro Caponi, poi regista di quel disastro di "Streghe" e in ultima battuta anche di Distretto di Polizia...) non ha fatto i conti con Deodato, che, accettando un film che ha tutte le carte in regola per essere una noia mortale, lo porta innanzitutto a risultare visivamente interessante (belle molte soggettive carpenteriane, specialmente nella scena del primissimo omicidio) e poi anche a divertire.

E non è poco, considerando ancora una volta la pochezza oltretutto derivativa di una sceneggiatura banalissima in cui l'assassino si capisce appena entra in scena. Bisogna però dire che io l'identità dell'assassino non l'avevo indovinata, proprio perché l'avevo scartata in partenza bollandola appunto come "troppo banale". Se era una tattica per sviarmi dalla vera identità del serial killer ci sono riusciti, ma ciò non toglie la scontatezza del tutto.

Banalità a parte, bisogna dire che Deodato, oltre a divertire, spaventa anche con maestria: tante scene (specialmente alcuni carrelli nei bagni) sono molto suggestive, e avvolgono di un'atmosfera velata di malattia e violenza tutta la vicenda.

Le musiche di Simonetti (sprovvisto di Goblin) sono efficaci ma non tanto belle. Sono sempre molto attento alle colonne sonore dei film, e, nonostante questa faccia sicuramente il suo lavoro, non è eccezionale. Forse Simonetti ci si è speso meno del solito (basta anche solo confrontare le musiche di questo film con "Phenomena", pezzo meraviglioso dal film omonimo di Argento e composto dal solo Simonetti).

La fotografia, se è decente negli interni con buoni tagli di luce, negli esterni è quasi vergognosa, specialmente nelle scene in notturna: non si vede nulla, e alla fine, quando viene tolta la maschera al killer, per me l'assassino poteva essere anche Romano Prodi, visto che non si riesce quasi a distinguere le figure tanto è buio. Non che sia un male, ma in esterni la fotografia è a dir poco abbozzata.

Plauso invece al montaggio, che, considerato anche il budget e le aspettative del prodotto, è di grandissima classe, specialmente nella preparazione del primo omicidio, in cui a una soggettiva alla "Halloween" si interpongono dei brevi fotogrammi di due persone avvinghiate (poi capiremo chi sono...). E non stupisce che il montatore, come ho scoperto dopo aver visto il film, sia Mario Morra, già montatore per Margheriti e Steno, e in futuro anche per Tornatore ("Il camorrista", "Nuovo Cinema Paradiso").

Altro plauso per gli attori più maturi: David Hess è fenomenale come era fenomenale nel cinico "L'ultima casa a sinistra", Mimsy Farmer la parte della madonnina infilzata mezza pazza e per niente pura la fa sempre benissimo (come in "4 mosche di velluto grigio"), così come fa piacere vedere altre vecchie glorie di questo tipo di prodotti, tra cui John Steiner e Ivan Rassimov. Stendiamo un velo pietoso sugli attori più giovani, abbastanza mediocri, tra cui spicca (in negativo) una Nancy Brilli bella ma non esattamente convincente.

Niente di eccezionale, sia chiaro, ma questo "Camping del terrore" è un film onesto che riesce a trovare una sua identità, a divertire e a spaventare senza pretese.

E bravo Deodato.

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