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Calderon

Regia di Giorgio Pressburger vedi scheda film

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La recensione su Calderon

di mm40
5 stelle

Triplice sogno che si rivela un triplice incubo per Rosaura, di volta in volta figlia, moglie e madre appartenente alle fasce sociali alte, medie e basse. L'unica certezza costante in ogni sogno è quella dell'incontrastabilità del potere.

 

Giorgio Pressburger, italiano nato in Ungheria, ha lavorato a lungo per la Rai; questo Calderon è probabilmente la sua regia più nota e acclamata per la televisione di Stato, complice naturalmente anche la scelta del testo di partenza su cui lo stesso Pressburger è intervenuto anche in qualità di sceneggiatore. Calderon è infatti l'unica opera che Pier Paolo Pasolini ha espressamente scritto per il teatro e che ha visto la luce con lo scrittore ancora in vita; l'evidente riferimento del titolo è all'autore de La vita è sogno, Calderon De La Barca, la cui opera è in realtà richiamata nel dramma pasoliniano solamente come ispirazione di base e nella scelta del nome della protagonista, Rosaura. Il dramma e il film vertono infatti su questioni prettamente contemporanee, essenzialmente sulla lotta delle classi sociali più basse contro il potere e la sua capacità di autorigenerarsi e imporsi a oltranza tramite gli strumenti della convenzione sociale e della forza bruta: dalla Spagna franchista al Sessantotto, nulla potrà scalfire le trame di chi comanda. Prodotto di buona fattura estetica, ma pur sempre chiaramente destinato al piccolo schermo; nel cast spiccano i nomi di Paolo Bonacelli, Carmen Scarpitta, Francesca Muzio; quasi due ore di durata, con ritmo altalenante e impennate polemiche e scabrose che ricordano in maniera del tutto palese l'impronta pasoliniana del testo. 5,5/10.

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