Regia di Ninì Grassia vedi scheda film
Per sgominare una gang di mafiosi operante in Florida non bastano i comuni mezzi delle forze dell'ordine statunitensi: ecco quindi mettersi all'opera Mark Fierro, 'sbirro' italoamericano audace, aitante e senza morale, con un conto in sospeso personale con il boss Ben Costa.
Pellicola scritta frettolosamente e girata con parecchia approssimazione da un mestierante del cinema di genere, Ninì Grassia, Il burattinaio non è certo il peggior poliziesco o il meno riuscito scimmiottamento nostrano dell'action made in Usa, ma è comunque opera sufficientemente trash per solleticare i palati dei cultori del genere. C'è Fabio Testi protagonista, tanto per cominciare; c'è una storia - sceneggiatura del regista - che fa acqua da tutte le parti sul piano della verosimiglianza, farcita di luoghi comuni peraltro; ci sono intrigo, erotismo e azione mescolati malamente e diretti conseguentemente in maniera maldestra: gli ingredienti per un prodottino di scarsissima consistenza e (non è chiaro fino a che punto) involontariamente esilarante ci sono tutti. D'altro canto non manca anche qualcosa di buono: la confezione è modesta, ma quantomeno di ordine cinematografico e non paratelevisivo: la fotografia di Luigi Ciccarese, per esempio, funziona adeguatamente (già meno la colonna sonora, nella quale mette lo zampino ancora una volta Grassia, insieme ad Aldo Tamborrelli). Nel cast artistico si alternano elementi discutibili ad altri di buona riuscita: Marina Giulia Cavalli, Antonio Zequila, Orso Maria Guerrini, Gabriele Ferzetti, Vassili Karis, Lino Patruno e Alessandra Bellini affiancano Testi nei ruoli principali. Il risultato - al netto di improbabili citazioni o tentativi di apparentamento fuorvianti come quello, sulla locandina del film, con Il padrino di Francis Ford Coppola (1972) - va comunque incontro alle necessità di base del lavoro: intrattenimento 'alimentare', in sostanza. 2/10.
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