Regia di Robert Harmon vedi scheda film
Un ragazzo incaricato di portare un auto da Chicago a San Diego per cercare di venderla ad un potenziale cliente, si ritrova per caso a dare un passaggio ad uno sconosciuto lungo una strada deserta in mezzo ad un potente acquazzone.
L'uomo, completamente fracido e taciturno, si rivela quello che sembra già dopo pochi minuti: un folle maniaco omicida mosso solo da un istinto animale di togliere la vita in modo violento agli automobilisti che lo accolgono nelle rispettive auto: senza un vero perché, o comunque le motivazioni delle efferate gesta non ci sono mai veramente rivelate.
Al contrario l'astuzia dello sciagurato è da manuale: egli agisce in modo sempre più efferato addossando tutte le responsabilità sul quel ragazzo, l'unica persona che non ha voluto o non è riuscita ad eliminare al primo colpo, e col quale instaura un rapporto di caccia come tra gatto e topo che nasconde, tra le pieghe della follia, una certa simpatia di fondo ed un cameratismo sadico che mette sempre più nei guai il protagonista, innocente, ma di fatto considerato sempre più l'epicentro di tutte le morti ed i disastri che il maniaco si porta dietro.
Ma anche un rapporto sadico tra padre e figlio che rivela pure tra le righe nemmeno troppo celati sottintesi (omo)sessuali, che trasudano da atteggiamenti confidenti tetri e ben poco rassicuranti, come quando il pazzo, leccando maliziosamente due monete da pochi centesimi, le appiccica alle palpebre del ragazzo come si trattasse di un cadavere, senza che questi, atterrito, abbia il coraggio di opporsi alla sconsiderata azione.
The Hitcher rappresenta il film-incubo epocale di tutti gli anni '80, nonché uno dei migliori thriller di quel decennio: asciutto, crudele, senza scampo (vedere la fine in cui incappa la povera Jennifer Jason Leigh, bellissima e tenera come non mai), scritto meravigliosamente dalla penna sadica di Eric Red (che scrisse e diresse poco dopo l'altro ottimo noir Le strade della paura), diretto alla perfezione da un Robert Harmon che, purtroppo, non riuscirà mai più ad eguagliarsi, nonostante la volontà di spaziare in generi disparati.
Rudger Hauer, sguardo di ghiaccio e paura allo stato puro, è perfetto e si aggiudica un altro ruolo, oltre a quello del replicante cattivo ma nostalgico e struggente di Blade Runner, grazie al quale risulterà indimenticabile ed indimenticato.
Col suo sguardo da folle, mezzo sorriso-mezzo occhio pallato, sembra guardarti e incitarti con un sadico: "Coraggio, fatti ammazzare" di estwoodiana memoria. Memorabile forza di un interprete che fa la differenza.
Bravo pure C. Thomas Howell, molto quotato in quegli anni ed in lizza per interpretare, di li a poco dopo, uno dei suoi più incontrastati successi commerciali e di critica, ovvero la commedia sofisticata ed ironica Soul Man di Steve Miner.
Più che un semplice horror-thriller, un agghiacciante film epocale che non perde smalto, in barba ed a differenza dei brutti o incongrui remake, sequels e altre inutili trovate avventatamente girate sulla falsariga di questo superbo capostipite.
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