Regia di Menahem Golan vedi scheda film
Montaggio di Dov Hoenig, costumi di Jodie Tillen che entrambi saranno importanti collaboratori per Michael Mann, fotografia di Andrew Davis che diventerà uno dei più importanti registi d'azione degli anni '80 e '90, regia di Menahem Golan che anche come regista meriterebbe ben altri tomi a suo approfondimento, produzione del socio di sempre Yoram Globus, l'uomo dei soldi.
Per una interpretazione da protagonista di Tony Curtis del boss ebreo realmente esistito(e presente in altre pellicole) Louis "Lepke" Buchalter, ("Lepke" come da titolo originale, e non "Big Boss" che lo confonde con quello di Bruce Lee), tra le migliori della sua intera carriera.
Anzi secondo la stessa autobiografia di Curtis del 2008 "American Prince", "Il Miglior ruolo che avessi mai avuto. Un personaggio molto colorato e che sarebbe invecchiato con me dai 26 ai 45 anni. Quando morì sulla sedia elettrica. E sapete, il tipo che mi dette la parte era israeliano. Nessun produttore di Hollywood mi avrebbe scelto per quel ruolo."
Perché secondo la moltitudine degli "opinionisti" da social troppo vecchio per il ruolo, dato che Lepke quando esce di prigione all'inizio del film dovrebbe avere circa 20 anni, e quando venne giustiziato sulla sedia elettrica 45, nemmeno i 50 che Curtis aveva quando fece il film. Bella anche la parte introduttiva con l'esordiente Barry Miller che tra uno sgangherato furtarello e l'altro, entra ed esce dal riformatorio ogni volta recitandone con sempre minore convinzione le regole scritte sul muro d'entrata, per la guardia che lo controlla. E questa è la parabola esistenziale del Lepke giovane, benissimo risolta in 5 minuti di montaggio, da Golan.
Eppure, tutto questo gap dell'età grazie alla bravura di Curtis anche nei suoi proverbiali mezzi toni di recitazione, tra il sardonico e il feroce(è pur sempre l'inobliabile Albert De Salvo "The Boston Strangler"), non lo si nota affatto, e fa sì che tra gli appassionati più documentati e capaci di contestualizzare, sia un titolo del filone gangsteristico anni '70, tra quelli in costante e crescente stima critica e rivalutazione. Nonostante l'ingiusto insuccesso commerciale che la pellicola ebbe, nel 1975.
Straordinario il cast di caratteristi, a partire da un ancora in forma Michael Callan come l'amico d'infanzia adesso procuratore legale e quindi da Lepke prescelto avvocato-"consigliori", ai grandi caratteristi come Vic Tayback nei panni di Lucky Luciano, Gianni Russo da "Il Padrino" come Albert "Lord High Executioner" Anastasia, ma soprattutto un raro ruolo importante cinematografico per il grande Warren Berlinger, come Jacob "Gurrah" Shapiro, braccio destro di Lepke della prima ora, a Milton Berle come Meyer(Lansky).
Per il budget non molto alto non si notano grandi limitazioni se non per le riprese prevalentemente in esterni ricreati negli studios Warner, gli interni delle scenografie sono curati e ben aderenti all'epoca, specie quelli ricchi e opulenti, di Vincent Joseph Cresciman, e Jackson De Govia.
Idem per le inevitabili sparatorie a colpi di "machine gun pistole" che ricreano bene la cronaca sanguinaria e nera, degli anni di contrasto con Lucky Luciano. Per concludersi in freddo, raggelato e asettico film sulla pena di morte. Dato che Lepke fu uno dei pochissimi calibri del suo livello della malavita organizzata, a finire condannato a morte sulla sedia elettrica.
Il film fu da Globus e Golan precedentemente proposto a Michelangelo Antonioni, e a Milos Forman da poco esule volontario negli Stati Uniti
John Nada
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