Regia di Francesco Montemurro vedi scheda film
Un giovane mod di Liverpool si reca in Italia presso il padre, borghese e conservatore; l'intesa fra i due non è il massimo e peggiora quando la donna del genitore tenta di sedurre il ragazzo, che preferisce invece le grazie della di lei sorellina.
Franco-egiziano trapiantato in Italia e arrivato poi al successo in Germania, con il suo pseudonimo anglofono Ricky Shayne interpreta qui un giovane di Liverpool che canta canzoni in inglese. La confusione c'è, senza dubbio, e La battaglia dei mods ingarbuglia soltanto le cose ulteriormente: Shayne, breve meteora di passaggio nel firmamento del rock/beat italiano di metà anni Sessanta, non è un attore molto dotato e la sceneggiatura (Adriano Bolzoni e Ennio De Concini: sorprendenti le firme) scrittagli addosso è totalmente pretestuosa e vaga, vaghissima nel tentativo di proporre un approfondimento intergenerazionale in quel momento decisamente stimolante, quello che vedeva a confronto genitori responsabili e conservatori con figli sognatori, idealisti e ribelli. La superficialità con cui vengono liquidate tematiche in verità intriganti - quella dei nati a cavallo o dopo la seconda guerra mondiale è stata la prima generazione di adolescenti dotati di potere d'acquisto e di tutta una serie di libertà storicamente inedite - è consona d'altronde a un prodottino di mero intrattenimento, frivolo per scelta, stilisticamente. Un musicarello, per usare il termine ad hoc, che ha peraltro un protagonista scialbo e presto finito nel dimenticatoio: ecco perchè questo titolo risulta uno dei meno appetibili del filone. Co-produzione fra Italia e Germania (ovest), il film vede anche la presenza in scena di Solvi Stubing, Eleonora Brown, Elga Andersen, Joachim Fuchsberger, Enzo Cerusico e della giovanissima Orchidea De Santis, oltre che dei colleghi di Shayne Udo Jurgens e Donovan (indubbiamente più quotato). Una delle cinque regie di Franco Montemurro, a lungo assistente di Rossellini, De Sica, Risi e molti altri. 2,5/10.
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