Regia di Gennaro Righelli vedi scheda film
Un agricoltore siciliano, dopo un breve periodo a Roma per motivi di salute, rientra al suo paese portando con sè una ballerina. L'aria del continente gli ha fatto un effetto rivitalizzante, euforico; eppure la ragazza pare fin troppo disponibile e gentile con tutti.
L'aria del continente è una delle rare apparizioni su pellicola per Angelo Musco, noto attore teatrale siciliano che prematuramente scomparve nel 1937; la storia poggia essenzialmente sulle sue spalle ed è effettivamente la sua interpretazione a cambiare le sorti di un'operina altrimenti piuttosto esile e piatta. Il testo di partenza è la commedia teatrale omonima di Nino Martoglio, da lungo tempo collaboratore di Musco e per il quale aveva scritto L'aria del continente: la trasposizione cinematografica è stata quindi una sorta di passo naturale in seguito ai successi mietuti dalla rappresentazione a teatro. Fa gli altri attori si possono annoverare qui Leda Gloria, Valentino Bianchi, Luigi Cimara, Romolo Costa e Renato Pisu, che altri non è se non il giovanissimo e quasi esordiente Mario Pisu; al lavoro di sceneggiatura hanno collaborato Cesare Ludovici, Ivo Illuminati, Ferruccio Biancini e il regista Gennaro Righelli. Quest'ultimo, ormai cinquantenne, aveva già un quarto di secolo di carriera alle spalle, avendo cominciato nell'epoca del muto; la sua competenza dietro la macchina da presa è chiara, ma dato il contesto neppure più di tanto necessaria. Il film scorre da sè fra gag facili facili e atmosfere inevitabilmente retrò; l'impressione è che già alla metà degli anni Trenta la storia potesse suonare un po' vecchiotta e stereotipata, ma d'altronde in epoca fascista era meglio non osare più di tanto - anzi, non osare affatto. Righelli continuerà a girare ancora per un decennio abbondante, peraltro dirigendo Musco anche nei successivi Lo smemorato (1936) e Qui gatta ci cova (1937). 3/10.
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