Regia di Philip Kaufman vedi scheda film
Intellettuali compiaciuti e pocofacenti nella Parigi degli anni Trenta. Non si respira cultura letteraria, l’erotismo da contorsionisti dei protagonisti è funereo (anche se Morandini, bontà sua, lo trova «allegramente vitale») e l’andamento noioso. Come dice giustamente Grazzini, «i tormenti dei personaggi non essendo credibili, e la maggior parte delle scene mancando di spontaneità, restano le prodezze». Neppure gli attori mi sembrano, questa volta, all’altezza (sempre Grazzini definisce Maria De Medeiros «una sgraziata franco-portoghese») e, se tra i personaggi, salverei Hugo, che almeno è l’unico che lavora davvero, tra gli interpreti non passa inosservato Kevin Spacey, nella parte del mitomane pazzoide Osborn.
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