Regia di Anthony Hickox vedi scheda film
Ancora fedele all'universo surreale, grottesco e violento di Clive Barker, ma già sulla via del declino a causa di una sceneggiatura limitata dalla banale ricerca dell'effetto splatter. Anonima la regia di Anthony Hickox, celebre per le sue opere d'esordio (Waxwork - Benvenuti al museo delle cere I e II).
Pinhead (Doug Bradley) è stato intrappolato, assieme alla "configurazione del lamento", all'interno di una statua dalla forma inquietante - composta da figure di volti deformati - che entra in possesso di J.P. Monroe (Kevin Bernhardt), titolare di un club a New York. La giornalista Joey (Terry Farrell), informata dell'esistenza dei Supplizianti e della relativa scatola infernale, si mette ad indagare finendo proprio all'interno del club. Monroe, intanto, per liberare Pinhead - che si scopre essere stato, durante la Prima Guerra Mondiale, un ufficiale britannico - sacrifica alcuni frequentatori del locale. Una volta libero, il Cenobita scatena un vero e proprio inferno all'interno del club, dove arruola nuovi emissari trasformandoli a sua volta in Supplizianti.
Inizia la parabola discendente della serie: principalmente a causa di Anthony Hickox che, seppur figlio d'arte (del Douglas Hickox regista di Oscar Insanguinato), non ha il coraggio di addentrarsi con convinzione nel genere (stessa sorte per altri suoi lavori, tipo i patinati due Waxwork e Warlock 2). Si punta più sul gruppo di Supplizianti e alcuni momenti sono leggermente splatter (la carneficina in discoteca, il DJ che viene tramutato in Cenobita lancia CD), ma la storia sta ormai andando troppo lontano dal racconto originale di Clive Barker.
"Non c’è salvezza su questa terra e forse neppure in paradiso. Dopotutto è caduto anche il più luminoso degli angeli di Dio. L’unico luogo sicuro è l’inferno, dove non c’è più niente da perdere." (Tim Willoks)
Trailer
F.P. 26/01/2021 - Aggiornamento della recensione pubblicata in precedenza su Il davinotti
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