Regia di Guy Hamilton vedi scheda film
A giudicare dal titolo doveva essere il primo di una serie,questo "Il mio nome è Remo Williams":dai romanzi di "The destroyer",si parla di un eroe che,dato per morto,è rinato con un nuovo nome,quello del titolo appunto,che non usa armi ma un'arte marziale inventata e che castiga coloro che delinquono e si fa addestrare da un esperto coreano dagli opinabili punti di vista ma dalle doti straordinarie.Fu contrapposto a Rambo,che uscì nella stessa stagione,sottolineando la differenza tra questo e Remo Williams,meno propenso ad usare una violenza devastante,più umano e ironico,ma il box-office dette ragione al reduce con la fascia stretta attorno alla testa,e "Il mio nome è Remo Williams" rimase un unico tentativo di creare un nuovo personaggio seriale.La regia di Guy Hamilton,che aveva realizzato alcuni dei capitoli bondiani più celeberrimi e amati ("Missione Goldfinger","Vivi e lascia morire") porta esperienza e capacità di saper gestire l'azione e la dimensione avventurosa,Fred Ward non ha la faccia dell'eroe classico,ma ci mette una virilità ben scandita e una faccia da schiaffi onesta e vissuta,Joel Grey impersona un bizzarro asiatico:il film procede spedito e diverte,con una sequenza sulla Statua della Libertà di straordinaria resa e avvincente.Peccato che in alcuni passaggi e soprattutto nel finale,il lungometraggio ha un sapore troppo televisivo,e non coinvolge lo spettatore con suspence,benchè dichiaratamente cerchi sempre il lato ironico della vicenda.Sicuramente migliore di come la critica lo trattò all'epoca della sua uscita,forse non abbastanza particolare per essere cult,ma spiritoso e godibile.
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