Regia di Marcus Nispel vedi scheda film
A confronto con Pathfinder, La spada a tre lame di Pyun (che già era ben brutto di suo) pare Conan il barbaro. E se pensate di ritrovare qualcosa - anche striminzito - del sentimento del mito e dell'epica dell'avventura di Milius, avete proprio sbagliato indirizzo. L'epos per Marcus Nispel è solo un ritornello di ralenti e di colori virati. Non c'è un palpito che non sia stereotipato, non c'è uno stereotipo che non sia declinato con meccanicità annoiata. Tra una sequenza di inseguimento sulla neve (che pare uno scarto di un brutto Bond) e battute di prassi sui cuori pieni d'odio e di vendetta, si arriva a un lungo finalone sul dirupo con la cordata: che sarà anche la cosa più "appassionante" dell'intero film, ma finisce lì. Se volete, potete sbizzarrirvi a rintracciare plagi (ce n'è uno vergognoso abbastanza esplicito, da L'ultimo dei Mohicani) e ricordi (l'uomo sventrato dai cavalli come in I 13 figli del drago verde di Chang Cheh): ma sappiate che è il remake del buon L'arciere di ghiaccio del norvegese Nils Gaup (alzi la mano chi lo vide in sala all'epoca?). Però non parliamo di politica, per favore. A ogni buon conto, lasciate perdere e recuperate, se proprio volete, Conquest di Fulci o Sangraal - La spada di fuoco di Tarantini.
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