Regia di Tom Hooper vedi scheda film
Mancano dei pezzi importanti in questa storia sudafricana.
Si può (o si deve, per chi non ne conoscesse la storia) vedere questo film, che tratta un pezzo di storia sudafricana, dopo la fine dell'apartheid. La chiarezza del regista, che si è sforzato di essere obiettivo, ci ha spiegato che il razzismo non esiste solo tra bianchi e neri, ma anche tra bianchi e bianchi (la condanna penale della ragazza bianca per aver frequentato i nativi è senza dubbio razzista), tra neri e neri (la rabbia della popolazione locale per la presunta confessione alle guardie bianche da parte del nero torturato è senza dubbio razzista, in quanto peggiore rispetto ad un tradimento non etnico) e tra neri e bianchi (rivolte e rivendicazioni per essere stati privati della propria terra e governati dallo "straniero" bianco). Per cui, pur condannando in modo assoluto la brutalità e il sadismo delle guardie di Pretoria, mi piacerebbe sapere che cosa aveva fatto il protagonista per venire torturato assieme al suo amico, poi morto a seguito della ferocia dei suoi aguzzini. Soltanto a 20 minuti dalla fine, buttata là per caso, la frase chiave che aspettavo. Nel colloquio senza testimoni tra Alex e la guardia imputata nel processo, si sente chiaramente il bianco dirgli "tu hai ucciso più gente di me ed io, torturandoti ogni tanto, ti ho salvato la vita". Non c'erano giudici, in quella stanza, nè la gente del posto. Solo loro due. Ed Alex, dipinto nel film come uno dei "buoni", non ha replicato. Erano dunque "buoni" Alex e Steve? Per queste lacune, il film mi è piaciuto solo in parte, mancando di una parte decisiva della situazione sudafricana (come poi accaduto anche in altri Paesi dopo l'indipendenza, come la Rhodesia) dove la popolazione non era, e non è, calma e tranquilla come visto nel film, in attesa di pace e riconciliazione (pur voluta da tutti). Discreti gli attori e meravigliosa Hillary Swank brava e carina più del solito.
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