Regia di Steven Zaillian vedi scheda film
Il sopravvalutato sceneggiatore Steven Zaillian firma il secondo adattamento cinematografico del romanzo di Robert Penn Warren che già ispirò un film premio Oscar del '49.
Sulla carta c'erano tutti gli ingredienti per sfornare una pellicola di successo e pronta a macinare stutuette: un tema di fondo politically correct e dal forte impegno sociale e politico, un cast all star, confezione leccatissima.
In pratica i risultati sono disastrosi. Verboso, prolisso e mai coinvolgente, il film sconta tutta l'incapacità di Zaillian dietro la macchina da presa.
Il regista tratta temi altisonanti come la corruzione del potere con somma superficialità, infarcisce il suo film di retorica stantia (il popolo che accorre in massa dopo aver udito le parole di Stark, i flashback sul passato idilliaco del giornalista), e non ha polso nel dirigere i suoi interpreti (insopportabile e sopra le righe Sean Penn, sprecati la Winslet e Hopkins).
La messa in scena poi, per quanto scrupolosa e filologica, è quantomento fredda e impersonale, e sempre pronta a ricorrere ai mezzucci più ovvi (come la tremenda musica di James Horner) per scuotere dalla noia lo spettatore.
Il tocco trash dell'edizione italiana: siccome il personaggio di Sean Penn è nativo della Louisiana (sud degli USA) si è pensato bene di dargli da noi un accento napoletano-barese. Complimenti vivissimi.
Da dimenticare.
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