Regia di Fred Wilson (Marino Girolami) vedi scheda film
Rex Maynard è un cantante sull'onda del successo. Può permettersi qualsiasi ragazza, ma lui vuole la figlia del suo produttore. Ed è ricambiato, naturalmente, cosa che manda su tutte le furie il potente uomo d'affari. Quando la giovane coppia vola in vacanza in Sudafrica, il produttore organizza un finto rapimento per dissuadere Rex dai suoi intenti amorosi. La trappola però non funziona.
Scritto male, recitato così così e diretto peggio, African story è uno degli abissi artistici nella lunga e folta di titoli carriera di Marino Girolami, qui firmatosi con lo pseudonimo Fred Wilson probabilmente per evitare ripercussioni. Una pellicola alimentare, tirata via e tutto quel che si vuole, ma senza dubbio al tempo stesso un interessante esperimento che tenta di svecchiare il musicarello innestandovi una trama noir; a generare ulteriore curiosità attorno al lavoro c'è poi l'ambientazione esotica in terra sudafricana, eccellente volano per una serie di riprese da cartolina forse affascinanti per il pubblico dell'epoca, ma del tutto inutili ai fini del lavoro. Esperimento, si diceva, e va aggiunto: platealmente fallito, cosa che comunque non sminuisce i meriti di Girolami e della produzione (Sirio Film) in termini di coraggio. Un po' di musica, una tensione crescente nella trama, qualche nudo gratuito e invero abbastanza casto, nomi di richiamo del calibro di Sylva Koscina e Stephen Boyd (più Marie Du Toit, Michael Kirner, Sue Kiel, Ivano Staccioli): questi sono gli ingredienti della ricetta, ma la mano maldestra di Girolami/Wilson dietro la macchina da presa fa in modo di sprecare le minime potenzialità del prodotto. Non a caso il film è caduto immediatamente nel dimenticatoio per riemergere in rete oltre cinquant'anni dopo la sua uscita in sala; la sceneggiatura vede la firma del regista e la collaborazione di Tito Carpi. 2/10.
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