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African Story

Regia di Fred Wilson (Marino Girolami) vedi scheda film

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La recensione su African Story

di moonlightrosso
3 stelle

Secondo la migliore (o peggiore) collezione Harmony!

Ci troviamo di fronte ad uno dei prodotti meno visti e meno conosciuti del prolifico Marino Girolami, regista firmatosi nel corso della sua ultraquarantennale carriera, senza peraltro seguire una logica ben precisa, sia con i suoi reali dati anagrafici sia con svariati pseudonimi. Per l'occasione decise di utilizzare l'americaneggiante "nom de plùme" di Fred Wilson, lo stesso con il quale figurò nei credits del colossale flop "I magnifici Brutos del West".

Il Girolami, in veste anche di autore del soggetto, imbastisce una tramina di rara insulsaggine nella quale ci narra delle inverosimili avventure di Rex Maynard, cantante di successo innamoratosi di Linda, figlia del suo discografico Arnold Tiller, decisamente contrario alla loro relazione. Rivestono i ruoli di Rex e Linda tali Michael Kirner e Sue Kiel, mentre la parte di Mr. Tiller è affidata al decadente Stephen Boyd.

Dopo essersi sposati in gran segreto, i due giovani partono alla volta del Sud Africa per una breve vacanza. Qui incontreranno Barbara Hayland (la sempre affascinante Sylva Koscina, all'epoca splendida quarantenne) sedicente public relationer del discografico concorrente, disposto ad offrire a Rex un contratto al triplo di quello che gli offriva Tiller. Nelle more di incontrare il nuovo manager, che per una scusa o per un'altra non si fa mai vedere, Maynard subisce un rapimento da parte di una gang legata alla Hayland.

Senza null'altro anticipare su un plot degno della peggior "Collezione Harmony", il Girolami maneggia con discreto mestiere un film perennemente in bilico tra una scimmiottatura maldestra di innocui e scipiti films americani degli anni cinquanta e l'avventuroso di serie Z tout court, generi che a quel tempo facevano la parte del leone nelle sale parrocchiali e nei pulciai di terza visione. Gli spettatori di bocca buona avevano infatti di che sollazzarsi tra paesaggi da cartolina, risibili gangsters presi puntualmente a sberle dal supereroe di turno Kirner e cattivi dal cuore d'oro, il tutto "modernizzato" da qualche nudo a mezzo busto.

Come si può facilmente intuire il ruolo di protagonista è affidato al semisconosciuto Michael Kirner nella parte di Rex, che ci sciorina, in veste canterina, un repertorio abbastanza deprimente di canzoni melodiche vecchio stampo stile Andy Williams versione povera (non sappiamo dirvi se sia effettivamente lui a cantare o si serva di un.... "prestavoce"). Chiamato a interpretare un fascinoso ex acrobata dal pugno facile, il Kirner non ha nemmeno lontanamente il necessario "aplomb" per un ruolo del genere, potendo esibire unicamente un fisico bolso, una faccia di pane e doti recitative sulle quali non si può che stendere un velo pietoso. Abbandonata opportunamente ogni velleità attoriale dopo qualche altro film minore, pare che il nostro abbia scelto proprio il Sud Africa per proseguire, si spera per lui con migliori esiti, l'attività di fotografo professionista.

Non va meglio la scialba Sue Kiel nel ruolo di Linda, preferita dal nostro eroe "politically correct" alle grazie della Koscina.

Stephen Boyd, brizzolato e invecchiato alla Clark Gable, con piacevole sorpresa per noi adoratori dello "strange" e del "weird", si rende invece protagonista di quelle soluzioni follemente bizzarre di cui solo il nostro cinema minore dei gloriosi settanta era capace di offrire. Quasi iconoclasta di una recitazione impostata e tradizionale, si mette, di punto in bianco, a lanciare in piscina una malcapitata e compassata segretaria che lo stava relazionando sugli appuntamenti. Lo straniante ralenty assurdamente utilizzato per riprendere l'altrettanto straniante sequenza, farà da scuola per il figlio Enzo Girolami (Castellari) a sottolineare le più cruente immagini dei suoi action movies.

Da antologia del trash è poi la trovata sottodisneyana quando il nostro esegue nei momenti più impensati all'organo "Farfisa" a mo' di antidepressivo, un allucinante motivetto circense al solo scopo di far ululare la sua povera cagnetta. Cagnetta ululante e "Farfisa" che andranno a costituire vere e proprie parti integranti della personalità di quell'uomo d'affari cinico ma fondamentalmente buono e che lo seguiranno pure in Sud Africa alla ricerca della figlia e del suo cantante di punta Rex.

A livello di assurdità, non è da meno la scena in cui il Kirner, dopo essere precipitato in mare con la sua automobile e comprensibilmente creduto morto, approda su una spiaggia alla maniera di Robinson Crusoe su una zattera recuperata da non si sa dove. Scusatosi con due pescatori indigeni di non si sa cosa (forse di recitare), opta per intraprendere a piedi un viaggio per raggiungere Città del Capo, distante svariati giorni di cammino, a detta dei succitati pescatori!!

Marie Du Toit nel ruolo della zitella tuttofare Harriet recupera quei personaggi didascalici e in ombra a far da "voce della coscienza" che furono propri di gente del calibro di Angela Landsbury in certe commediole hollywoodiane del tempo che fu.

Nella gang da fumetto, merita una menzione Roberto Chiappa, protagonista di una lunga e travagliata love story con la Koscina, mentre Sergio Mioni, abituale stunt coordinator, qui riveste uno dei suoi rari ruoli di attore.

Colonna sonora deludente per il jazzista Francesco De Masi, altrove assai più efficace, che arrangia alla maniera di un Riz Ortolani d'accatto gli insopportabili brani sdolcinati cantati dal Kirner.

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