Regia di Alberto De Martino vedi scheda film
Joanna è una donna risoluta finita sulla sedia a rotelle in seguito ad un brutto incidente avuto da piccola, nel tentativo di fuggire da un pedofilo. Ora finalmente è felice, avendo incontrato un bel personal-trainer specializzato in riabilitazione di cui si è perdutamente innamorata, ricambiata da lui. Ciò però provoca le ire della migliore amica della donna, la quale si ingelosisce e crea non pochi problemi alla nostra. Ma avvenimenti ben più preoccupanti capitano alla povera Joanna: due sacerdoti appartenenti ad una parrocchia con cui è in affari vengono uccisi violentemente, e lei comincia a rivivere il passato in una serie di visioni inquietanti aventi come protagonista il pedofilo che le ha fatto del male… più che di obbrobrio post-fulciano, per questo misconosciuto thriller all’italiana del 1985 bisognerebbe parlare di tentativo palese di creare un thriller copiando i film americani del genere di quel periodo. Così facendo, senza volerlo, la trama del film si inoltra nel terreno hitchcockiano (proprio perché negli anni ’80 molti thriller psicologici andavano a guardare a sir Alfred, mentre dagli anni ’90 l’attenzione ispirativa si è rivolta, ahimé, al magnifico “Il Silenzio degli Innocenti”), un terreno stilistico impervio proprio perché classico, granitico, inimitabile, andando a ripescare tutte le possibili note narrative tipiche del genere: dalle ambientazioni alle situazioni, il senso di dejavù regna sovrano, il pensiero va ai già citati gialli-horror americani del periodo. La fattura del film è quello che è, tenendo presente il low-cost e la commercialità del prodotto. Però bisogna dire che straordinariamente “Hyden Park”, pur nella sua ingenuità e rozzezza, comunica qualcosa. Raramente capita di incontrare prodotti del genere che abbiano una sceneggiatura curata, nel senso che bisogna dire che alcune situazioni all’interno del film sono veramente degna d’essere definite “da cardiopalma”. A mio parere il finale è scritto benissimo: dieci minuti che non riescono a farti respirare. Stranamente, quindi, si può rintracciare una certa abilità nella scrittura, si hanno buoni risvolti narrativi. Il cast non è hollywoodiano, ma è accettabile; si salva pure David Warbeck. Peccato per l’evidenza dei debiti con altri film o atmosfere, forse con un po’ più di originalità e la stessa cura nella sceneggiatura sarebbe potuto venire fuori qualcosa di interessante nonostante il suo essere para-televisivo e semi-seriale. Appunto anche la presenza di un paio di trovate assolutamente improbabili, ma se confrontate con l’ultimo Argento sembrano uscite dalla penna di un grande sceneggiatore! Carina la colonna sonora. Discreto.
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