Regia di Umberto Marino vedi scheda film
Una piccola troupe televisiva romana vola in Israele. Il cameraman Damiano accetta il lavoro, pur nel panico per paura di atti terroristici. Appena arrivati gli italiani si salvano casualmente da raffiche di fucilate per strada, bombardamenti sulle abitazioni civili e altre carinerie assortite. L'unico conforto arriva da alcune suore italiane, missionarie in quel luogo.
Se c'è un equivalente, nelle fiction tv, dell'espressione "raschiare il fondo del barile", è certamente rappresentato con assoluta perfezione da questo Il bambino di Betlemme. Una storia grossolana da far rabbrividire, razzista (involontariamente, sia chiaro) fin nel midollo (basti pensare ai mediorientali che parlano con accento caricaturale), con momenti di pura poesia demenziale - altrettanto involontari - e soprattutto Enrico Brignano protagonista. Drammatico. Coinvolto nei bombardamenti terroristici in terra d'Israele. Impossibile rendersi conto di cosa sia questo film finchè non lo si vede, finchè non lo si osserva anzi: Il bambino di Betlemme va minuziosamente esaminato, lasciando prevalere il proprio spirito di antropologo su quello di spettatore. Cosa può aver spinto Umberto Marino ed Elisabetta Zincone a scrivere una roba simile? E il primo a dirigerla, poi? Perchè mai dovrebbe esistere un pubblico per un prodotto di siffatta risma? Sommersi inevitabilmente dalle domande, per gustarsi appieno la goffa, sinistra comicità di questo lavoro occorre obbligatoriamente sospendere il giudizio. Nel cast anche Antonello Fassari (!), Sonia Aquino, Carlo Caprioli, Claudio Botosso; nello stesso 2002 Marino girava, con esiti lievemente migliori, la bio televisiva Sant'Antonio di Padova. La morale, in chiusura: se nella terribile situazione del Medio Oriente non fa ridere, nè riflettere Benigni (La tigre e la neve, 2005), figuriamoci Brignano. 1/10.
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