Trama
Siamo negli anni Sessanta. La fabbrica di Anton fa gola a un consorzio belga. Anton chiede consiglio al padre Paul, che si trova in quel periodo in Germania, e questi gli dice di vendere. Gli operai sono preoccupati, ma Anton decide di rinunciare: l'azienda resterà di proprietà di Simon. Hermann nel frattempo è diventato musicista d'avanguardia; la radio trasmette il suo primo concerto per strumenti elettronici. Nella trattoria del villaggio, gli ascoltatori sono scioccati, meno il matto del paese, che vi riconosce i cinguettii degli uccelli e il mormorio delle acque. Ascoltando, Maria misura la distanza che la separa ormai dal figlio.
Recensioni
Arrivano gli anni Sessanta. Qualcuno della famiglia Simon se ne va senza far rumore (come Eduard) e va a raggiungere gli altri, giovani e vecchi, già scomparsi. Hermann è diventato un musicista d'avanguardia, anche grazie ai finanziamenti del padre putativo americano (che chiama daddy). Anton rifiuta di cedere l'azienda che ha fondato ad una multinazionale. Schabbach rimuove il… leggi tutto
1 recensioni positive
Arrivano gli anni Sessanta. Qualcuno della famiglia Simon se ne va senza far rumore (come Eduard) e va a raggiungere gli altri, giovani e vecchi, già scomparsi. Hermann è diventato un musicista d'avanguardia, anche grazie ai finanziamenti del padre putativo americano (che chiama daddy). Anton rifiuta di cedere l'azienda che ha fondato ad una multinazionale. Schabbach rimuove il…
leggi tutto
Prima parte di un progetto monumentale d’immane portata, a tutt’oggi arricchito di due sequel per un totale di trenta capitoli, Heimat, “IL LUOGO DEL DESIDERIO NON ANCORA ESAUDITO”, ci restituisce il potere…
leggi tutto
sono 3 film molto diversi,ma ognuno è a suo modo bello.di cuore di cane esiste una versione italiana,quella segnalata è c.c.c.p.,l'ho vista su sky e vi consiglio di non perderla.ciao
leggi tutto
Commenti (1) vedi tutti
Il boom economico pervade la Germania Ovest e giunge anche nell'Hunsruck, compromettendo secolari paesaggi urbani e consolidati rapporti umani.
commento di ssiboni