Regia di Nicolas Roeg vedi scheda film
Una ragazza ed il suo fratellino finiscono in balia delle forze e delle regole della natura.Aiutati da un indigeno che si prodiga per accompagnarli,i due cittadini imparano a coabitare in un paradiso incontaminato ma non esente da pericoli mortali ed insidiosi, tuttavia meno letali di quelli subdoli insiti nella società stressata che hanno lasciato
Il cammino: un percorso vero e proprio, arduo e insidioso, ma onesto, schietto, brutale ma leale una volta che si impara a conoscerne e rispettare le regole, e in linea con i principi del creato e del corso naturale degli eventi.
In una società australiana di inizio anni ’70 già sottomessa alle regole imprescindibili del profitto e della produttività, dove nelle scuole l’omologazione delle divise serve più come principio di omologazione che di equità sociale, e dove si praticano con abituale intensità corsi di rilassamento attraverso la modulazione delle corde vocali mentre nei grattacieli della metropoli un alveare di formiche produttive si danna l’anima cavalcando stress sempre più sfidanti per ottenere il proprio livello di soddisfazione e realizzazione, la macchina da presa si concentra sulla singola realtà familiare e domestica di un nucleo apparentemente come tanti.
Un padre accompagna figlia teenagers e figlioletto di sei anni ad una scampagnata fuori città.
Giunti alla meta l’uomo resta in macchina a consultare documenti di lavoro mentre la ragazza predispone l’occorrente per il pranzo al sacco, e il bambino gioca rumorosamente con i suoi giochi da maschietto. Poi l’incredibile: il padre afferra la rivoltella e spara verso il bambino, sfiorandolo. La sorella accorre per metterlo a riparo; l’uomo, forse impazzito, dà fuoco alla macchina e si spara, lasciando in mezzo al deserto le due anime inerti.
Sarà l’inizio di un viaggio, iniziatico e di salvezza del corpo ma anche dell’anima: condotti da un aborigeno giovane, ma grande esperto cacciatore che si impietosisce dei due (si tratta dell’attore notissimo e molto utilizzato anche in produzioni hollywoodiane David Gulpilil), i ragazzi dovranno misurarsi con difficoltà pratiche ed insidie apparentemente insuperabili, ma in definitiva meno letali e più oneste dei pericoli insiti nei meandri della grande città.
Apologo riuscito e sin sarcastico sui divari di due mondi impossibili da conciliare, dove l’uno tenta di forzare ed addomesticare l’altro soggiogandolo, Walkebout è il secondo riuscito lungometraggio di fiction di Nicholas Roeg, diretto magistralmente e forte di una fotografia strabiliante, che non fa che esaltare un paesaggio unico e dalla bellezza e purezza (e crudezza) senza precedenti. Splendida Jenny Agutter, attrice che si distinse poi con una carriera cinematografica di un certo rilievo, qui nel ruolo della protagonista, una bellezza che ben si rispecchia tra le coreografie naturali di una natura abbagliante e seduttiva che tuttavia non nasconde insidie e minacce, specie nei confronti di un essere privo di ogni difesa come è a tutti gli effetti l’uomo di città.
Ma la natura non è solo e semplicemente in questo film una cornice idilliaca ed illustrativa, di contorno. La brutalità e l’accanimento del “selvaggio” nell’approvvigionarsi di cibo, si fondano sulle esclusive necessità reali di sopravvivenza, e senza altri secondi fini: l’azione ci risulta spiazzante e a tratti insostenibile, ma a conti fatti rappresenta un modo onesto e diretto di comportamento nei confronti di un ecosistema che invece l’uomo delle città inganna e finisce per soffocare in modo subdolo e senza criterio.
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