Regia di Werner Schroeter vedi scheda film
Deux è il penultimo lavoro di Schroeter, che esordì nella seconda metà degli anni sessanta parallelamente a Fassbinder; il suo cinema è leggero e impalpabile come un sogno, eppure realisticamente ancorato a una fisicità dei personaggi sempre molto pronunciata. La sceneggiatura, scritta insieme al francese Cedric Anger, vive di una trama scomposta, per l'appunto onirica, che allaccia insieme psicanaliticamente spiritualità e carnalità, sentimento e passione, maternità mancata e dipendenza filiale, slanci altruistici, ricerca dell'altro (da cui la coppia di gemelle protagoniste) e spiccata individualità, egoistica necessità di sopravvivenza. Purtroppo non molto è chiaro nella sequenza narrativa che Schroeter intraprende in questo Deux e molto spesso l'idea che sovviene è quella di un bellissimo quadro, ma privo di effettivo senso (ovverosia di spiegazione di esso); è come se Schroeter dipingesse per sè stesso, privando il pubblico degli agganci logici necessari a comprendere i motivi di fondo della sua opera. Al di là delle molteplici possibili speculazioni sul significato di fondo della pellicola, Deux rimane comunque l'ennesima prova positiva di Isabelle Huppert, mentre nel ruolo della madre troviamo Bulle Ogier, spesso in passato con Jacques Rivette: e proprio al trasognato (e prettamente femminile) cinema di quest'ultimo Deux sembra a più riprese appartenere. 6/10.
Due sorelle gemelle legate da un sentimento profondo, una madre distante (ma solo fisicamente) e un padre mai davvero conosciuto.
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