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A Dirty Shame

Regia di John Waters vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su A Dirty Shame

di alan smithee
7 stelle

locandina originale

A Dirty Shame (2004): locandina originale

Certo... se si pensa a cos'è stato Pink Flamingos, alle cose che il regista di Baltimora faceva dire o fare a Divine, non possiamo non riscontrare che da tempo John Waters si è trasformato, al confronto del periodo della sua gioventù cinefila, quella si davvero sporca, in un pacato e ironico ragazzone (ormai quasi nonnetto) col pallino per le fobie e ogni tipo di interesse coltivato in modo maniacale. 

Restando fedele ad un suo stile tutto particolare, ai suoi quartieri quasi finti di una Baltimora perbenista in facciata, ma erosa da ogni tipo di perversione se solo si valica la soglia delle abitazioni private, il regista affronta, in questa che è tutt'ora la sua ultima regia, dopo oltre un decennio trascorso a produrre e a spendersi in comparsate e come guest star, il problema della sessualità deviata, ovvero degli "ipersessuali", (o "sex addict" come si citano nell'irresistibile film), coloro per cui il sesso diventa qualcosa di più che un momento di piacere, o una parte integrante del voler bene a qualcuno: una vera e propria mania, un comportamento patologico in cui chi ne è vittima, sperimenta una necessità patologica ossessiva ed incontrollata di avere rapporti sessuali o comunque di pensare al sesso, trovandosi in condizione di soccombere ad una vera e propria dipendenza dall'attività sessuale.

Nulla di troppo serio tuttavia, non vi preoccupate: John Waters è sempre lo stesso, più addomesticato, ma il fuoco dentro è sempre vivo e i lampi di irriverenza non mancano, rendendo irresistibili diversi momenti e situazioni.

Quando una madre di famiglia timorata e benpensante (una strepitosa Tracey Ullman che ci piacerebbe veder più spesso al cinema), che vive col marito spavaldo che invano cerca di trovare i suoi momenti di soddisfazione con lei, e che custodisce chiusa a chiave in mansarda una figlia bellissima ed ultraaccessoriata di petto (Selma Blair, magnifica anche con due mammelle improbabili da guinnes dei primati), affetta da istinti sessuali incontrollabili che la resero reginetta di tutti i locali a luci rosse, viene per caso colpita alla testa in seguito ad un incidente stradale con un meccanico allupato, si trasforma pure lei in una assatanata di sesso, contagiando con la stessa modalità una schiera di suoi concittadini altrimenti pudichi e timorati nei costumi. 

Ecco che Baltimora, in una normale serata come tante, si trasforma in una landa popolata da un branco di zombie del sesso (è questo uno degli apsetti più divertenti e geniali del grazioso filmetto), a cui cerca di opporsi il marito della contagiata, la rigorosa ed incorruttibile madre di lei, e pure la nostra stessa protagonista, ogni qualvolta riceva il colpo in testa che la fa rinsavire dall'eccesso di libidine che la coglie altrimenti.

Ironia e spasso per un film che si accomuna come livello agli ultimi degli anni '90 e '00 dell'insolito e talentuoso regista. 

Nulla di trascendentale, ma tanta ironia, spasso ed un pizzico di malizia che rende il prodotto un irresistibile veicolo di divertimento, magari da vedere in compagnia per assicurarsi risate grasse, ma anche intelligenti: insomma una vera e propria "sporca vergogna"!!!

Nel cast non può mancare anche stavolta Patricia Hearst, attrice ironica e per caso, ma solo con Waters, nota per ben altre e ben più complesse vicende spionistiche legate al suo rapimento alcuni decenni orsono.

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