Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Rimuovere un grillo dall'erba di campagna per imprigionarlo in un barattolo, è un atto innaturale tanto quanto arrovellarsi nella ricerca forsennata di un assassino e supratore di varie belle ragazze di questa piccola cittadina di provincia della Corea del Sud, perchè sarebbe ingiusto rimuoverlo dal suo habitat naturale.
Ispirato ad una storia vera del primo assassino seriale coreano che operò tra il 1986 e il 1991, Bong parte da uno spunto di indagine, per mano a mano elevare sempre più il suo sguardo a favore di una vera e propria indagine sulla natura dell'essere umano e al contempo porre in essere anche una cupa osservazione sociale del suo paese. Park (Song Kang-oh) e Cho (Kim Roe-ha) sono incaricati di trovare il colpevole, ma come tutta la polizia di provincia sono altamente impreparati nel fronteggiare tale compito, poichè come loro solito ricorrono a metodi violenti e brutali, comprensivi anche della tortura pur di estorcere una confessione ai malcapitati sospetti per indurre loro a confessare crimini non eseguiti. In loro aiuto viene da Seul il detective Seo (Kim Sang-kyun), il quale a differenza dei suoi colleghi, predilige tecniche di indagine scientifica che si basano sull'analizzare i fatti e ragionare come il serial killer, in modo da giungere alla risoluzione del caso.
Per capirci meglio è come se il detective Park fosse la fusione tra la brutalità dell'ispettore Callaghan di Clint Eastwood e l'arroganza pasticciona del Closeau di Peter Sellers, mentre Seo è un novello Poirot che con ordine e metodo porta a passi in avanti concreti, non disdegnando l'aiuto anche di un'agente donna che lavora nel distretto di polizia e che gode di poca considerazione dai suoi colleghi maschi, quando invece potrebbe dare molto più aiuto nelle indagini se le fosse concesso spazio come fa Seo; un tocco riuscito di femminismo inserito in modo del tutto naturale all'interno della pellicola senza che diventi uno spot urlato come i film del "metoo" eppure estremamente più efficace di molta spazzatura finto-femminista che artificiosamente vorrebbe glorificare il "sesso debole"; per poi fare solo disastri filmici. Uno scontro tra un'indole conservatrice e un'anima progressiste che si sta formando nella Sud Corea di fine anni 80', la quale sta lasciando dietro le spalle il periodo della dittatura e della miseria, per abbracciare tra mille disordini ed incertezze la democrazia con uno sviluppo capitalistico sfrenato sfruttando come fiore all'occhiello le olimpiadi di Seul che avverranno nel 1988, il risultato quindi è un thriller si di genere ma con fortissime venature sociali, anche se espresse con un linguaggio cinematografico fortemente comprensibile da qualsiasi spettatore, ottenendo una pellicola interessante ed originale nello sfruttare il genere d'appartenenza discostandosi dai soliti canoni dei film americani, divenendo a sua volta anche fonte d'ispirazione per opere come Zodiac di David Fincher (2008), il quale ha letteralmente rubato qua e là da questa pellicola coreana, eliminando però un sostrato sociale alla base per concentrarsi solo sul mero fatto, che pur ad oggi risulta essere il suo miglior film, non raggiunge la potenza del piccolo capolavoro di Bong Jooh-ho.
L'indagine è frustrante, circolare e quindi ripiegata su sè stessa, mai suffragata da un elemento decisivo che porti alla colpevolezza certa del colpevole, su cui anche nei casi più sospetti, volteggia uno spirito aleatoreo che finisce poi con dare come risultato molto più dubbi di prima. La scientificità del detective Seo, avrebbe la presunzione di portare un ordine razionale nel panorama frammentato della società coreana di questo piccolo paesino di provincia, ma il risultato non può che essere uno scacco esistenziale nonchè empirico, perchè è inutile cercare un assassino, se alla fine lo siamo comunemente un pò tutti, tanto che dietro la superficie un pò opaca ma in apparenza normale, si cela un'umanità gretta, brutale e deviata. Un ammasso di carne di varia consistenza e qualità, su cui il regista si sofferma anche con vari accostamenti di montaggio abbastanza "disturbanti" ed originali, eppure destinata comunque a lungo andare a marcire come l'intera società perversa, indifferente e violenta della Sud Corea.
Bong si destreggia in modo eccellente attraverso la materia filmica, padroneggiando i meccanismi del thriller investigativo con una buona chiarezza espositiva e sviluppo delle indagini, un uso ottimo delle location anche in funzione simbolica, per poi girare le sequenze di omicidio giocando molto più sull'attesa che sull'atto in sè e mescolando il tutto specie in alcune sequenze con il detective Park, con toni comici arrivando anche a smitizzare alcune caratteristiche del thriller poliziesco arrivando a consegnarci tramite lo sguardo finale in camera un finale altamente memorabile. L'estetica filmica aggiunge sgradevolezza al tutto poichè risulta avvolta perennemente da un'aura di sporcizia in cui i personaggi della cittadina, nonchè i detective Park e Cho, sguazzano allegramente immergendosi nel puzzo delle taverne, nelle loro mani unte e nella devastazione fisica da troppe mangiate e bevute, più "carne" animale che umana e per questo risultano tramendamente nauseanti (Song Kang-oh è uno schifo a vedersi per gran parte del film).
Uscito nella Corea del Sud nel 2003 ottenendo un successo strepitoso con oltre 26 milioni di dollari a fronte di un budget di 2.8, Memorie di un assassino è il secondo film di Bong, nonchè quello che ne rivela già la piena maturità artistica, seppur non al livello del suo collega immensamente più dotato e meno compreso dall'ottuso sistema Kim Ki-duk. Uscito in home video nel 2007, in occasione della vittoria agli oscar di Parasite, cui con l'academy ha deciso di fare l'ennesima scelta liberal-radical chic aprendosi al momndo in contrasto con le politiche anti-inclusive di Trump, essendo diventato il nome del regista largamente conosciuto, il distributore nsotrano ha deciso di proiettare nei nostri cinema Memorie di un Assassino, così che anche il sottoscritto potesse finalmente vedere questo piccolo capolavoro, che sarebbe stato un peccato visionarlo solo innanzi alla televisione, notando tra l'altro con piacere che sta realizzando discreti incassi per una pellicola già disponibile da tempo e sarebbe un peccato lasciarsela sfuggire.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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