Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Il cinema sud coreano è ormai da anni fra la cinematografia mondiale più interessante. Al di là di un cinema legato principalmente ai "vengeance movies", con il maestro del genere, Park Chan-Wook, ha sfornato diversi prodotti con chiari riferimenti al cinema americano o europeo, quello più vicino al "noir" e al "legal thriller", con la differenza che in Sud Corea ci sono vari cineasti che hanno, mediamente, un'idea d'arte cinematografica più alta, più raffinata, spesso più potente del cinema americano di genere, che sforna prodotti simili a raffica, finendo con il saturare il mercato di prodotti di serie B, tutti uguali, tutti inutili. Questo film è, appunto, un bello sguardo sul tema dei "serial killer", ma con una evidente propensione politica, essendo ambientato negli anni ottanta, quando in Sud Corea vigeva una sorta di regime autoritario. Da qui, il doppio filo, la doppia chiave di lettura, un killer sfuggente, senza volto, una banda di investigatori, più o meno intelligenti, un film che fatica nella prima parte ma che nell'ora finale è splendido, acquista in forza, in immagini, in regìa. Un'opera importante, ancora una volta, in grado di affascinare, nonostante qualche cedimento e una trama non propriamente originalissima. Bello.
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