Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
L'assassino ritorna sempre sulle proprie orme,rivangando "memorie" d'un orrore senza tempo,immergendosi in degradati canali di scolo oppure in qualunque zona boschiva.
"Memories of Murder" è la cartina di tornasole d'un paese depredato dai valori puri,vittima d'una violenza prosaica che inghiotte tutti.
L'assassino è un senza volto,potrebbe essere chiunque,ma si rivela "nessuno",è figlio d'un cancro in metastasi proliferato tra la gente comune.
L'inizio assume le connotazioni d'un giallo atipico,uno splendido campo lungo,un paesaggio di grano dorato e il ritrovamento d'un cadavere di donna riverso nel canale di scolo.
Il rude ed istintivo detective Park è alla caccia d'un serial killer anomalo,assassino quando piove, che sembra beffarsi dell'inefficienza del corpo di polizia.
La centralita' alla quale Bong dona rilievo non è tanto la serialita' degli omicidi,quanto l'introspezione psicologica di ogni singolo personaggio.
Le "memorie" di Bong abbracciano uno straordinario suggello di elementi.
Ironia buffa,psicologia,grottesco,
,violenza e critica sociale.Sono argomentazioni che di solito non viaggiano sui binari d'un thriller.Bong le fagocita con la sua regia di classe,stratificata nel cuore delle situazioni,nei tic e vezzi di personaggi agli antipodi.Vi sono passaggi puntellati di dettagli macabri,ma la regia non affonda il colpo,rimane quasi "distante" dai corpi straziati,pur sottolineandone le atrocita' del killer.
La Corea è pero' un paese dallo sfacelo etico,la sceneggiatura magistrale lo urla ad alta voce.La violenza e i metodi repressivi della polizia fanno parte d'un "gioco" di sordida ambiguita'.
Il detective Park è un tamarro dal metodo risoluto,mentre il collega Seo si rivela inizialmente piu' riflessivo.
Ma non sono altro che visi d'una stessa medaglia che galleggia nel mare d'un filogoverno orribile.Un antitesi che tramutera' nel corso degli eventi,invertendone le parti.La polizia protegge e "distrugge" nel contempo,usa calzari di stoffa per tramortire coi calci, facendo confessare i sospetti.Bong usa una straordinaria metafora in tal senso,"amputando" l'arto colpevole al detective Cho-Yong-koo.Si potrebbe passare un pomeriggio intero nel cercare di svelare gli straordinari dettagli distribuiti da questo capolavoro.
Merito di una regia complementare ad una scenografia livida e ostica.Bong "svela" ma non "scopre",ci mostra nel frammento d'un secondo il volto dell'assassino,le sue delicate mani.Ci consegna una marea di "sospetti" con requisiti pari a quelli del killer.Ma tutto rimane sospeso nel limbo caotico di eventi intricati,contrapposti da leggende o fiabe metropolitane.Park si rivolge ad una sorta di maga "Circe",Seo al contrario da adito ai racconti di ragazzine su uomini da sottosuolo,o ad una canzone romantica trasmessa in radio,quasi un filo conduttore degli omicidi.
Tutto è parte d' un ambientazione grigia,umida e costituita da industrie quella di Bong dove avvengono azioni che rimaranno archiviate nei recessi del ricordo.
Perchè sara' solo il ricordo a mantenere vive le immagini cruente di donne violate,straziate e inghiottite dalla follia violenta.
Ci saranno tanti "colpevoli" ma nessuno la paghera',perchè alla fine non esistono innocenti, si è tutti "colpevoli" nuotando nel mare dell'abbrutimento.
Dopo 20 anni la vita cambia,ma le memorie rimangono incollate sul canale di scolo,splendida la parte finale,un manuale di cinema e un dialogo semplice e "innocente",dove killer e giustizia si sono sfiorati,ma l'aria dura rendeva le colpe "Invisibili".......
Capolavoro imperdibile,da vedere e rivedere,per poterlo stampare per sempre nelle proprie "memorie"........
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